l”insostenibile leggerezza dell’ebook

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo piuttosto interessante (non a caso riportato il giorno dopo anche da Teleread, uno degli osservatori più importanti per l’editoria elettronica) in cui si poneva l’accento su alcuni aspetti della lettura digitale che si dovrebbe sempre tenere a mente quando si parla di ebook. Riassumo (e traduco) brevemente i punti salienti del pezzo, a partire dalla menzione di un fatto direi importante e significativo:

Nel luglio 2009, Amazon ha cancellato dai Kindle dei suoi clienti le copie da essi acquistate di due libri di Orwell: 1984 e La fattoria degli animali. La ragione era dovuta alle leggi sul copyright, violate dal fornitore.
(…)
Tutti i clienti coinvolti sono stati rimborsati del costo sostenuto per l’acquisto dei libri in questione e Jeff Bezos stesso ha espresso pubblicamente le sue scuse promettendo che non sarebbe mai più accaduta una cosa simile, ma l’incidente dimostrò in maniera eclatante che il mondo era cambiato: il significato di “acquistare” e “possedere” è più fluido adesso che un’azienda può cancellare dai suoi dispositivi qualcosa che tu hai pagato. Anche il concetto di privacy diventa più elastico.
“E’ come se Barnes & Nobles si intrufolasse a casa nostra nel mezzo della notte prendendoci dallo scaffale alcuni libri e lasciandoci un assegno di rimborso sul tavolino della cucina” , commentò il blogger del New York Times David Pogue.
(…)
Amazon ha avuto la possibilità di cancellare i libri di Orwell a causa del DRM. Il DRM può essere descritto come “ogni tipo di misura tecnologica che pone limiti a ciò che tu puoi fare con un file”, dice Arthur Attwell, chief executive di EBW, una compagnia di consulenza editoriale.
(…) Il DRM, in pratica, sia quello di Amazon, sia quello di Apple, tiene il cliente ben strettamente chiuso all’interno di un triangolo costituito da DRM-device-bookstore.
Niente a che vedere con i diritti, quindi, quanto piuttosto uno strumento per assicurarsi una porzione di mercato.
(…) Il DRM chiuso è strettamente legato anche al formato in cui un titolo è pubblicato. I due più importanti formati da conoscere sono l’ePub e il PDF, perché pongono dei problemi di compatibilità con il dispositivo con cui intendi leggere il documento ed eventualmente copiarlo o stamparlo.

La sensazione è che i rivenditori non dicono abbastanza ai loro clienti prima che questi acquistino un libro. Conosco pochi rivenditori che ti dicono se un libro è in ePub o in PDF, o se è criptato con il DRM.

Vengono poi affrontate tre questioni: download, prestito e privacy.
Downloads: la possibiltà di scaricare lo stesso titolo più volte nello stesso dispositivo o su altri, dipende esclusivamente dall’editore.
Prestito: come si sa, a Barnes & Nobles sono stati pionieri in questo ambito e chi possiede il Nook può prestare un titolo ad altre persone per tre volte e 14 giorni al massimo. Ora anche Amazon è entrata nel giro del prestito, anche bibliotecario.
Privacy: è la questione più spinosa, perché è quella cui si fa meno caso. Amazon, per esempio, con il pretesto (o l’idea, chiamatela come volete) della comunità di lettori, sa sempre quale paragrafo evidenzia il lettore, identificando i passaggi più sottolineati nei libri molto popolari, per esempio. La comodità della connettività wi-fi o 3G permette sostanzialmente di raccogliere un’enorme quantità di dati su di noi e le nostre abitudini di lettura, cosa che, per dire, con il DRM di Adobe non accade (per ora, aggiungo io).
E’ un po’ come avere uno che ti sta alle spalle e sbircia ogni tanto mentre leggi un ebook.

A questo discorso si ricollega in qualche modo un altro pezzo sul prezzo degli ebook, in cui tornano alcuni degli assunti evidenziati qui sopra per chiedersi quanto può valere un ebook rispetto al corrispettivo cartaceo, se manca di molte di quelle caratteristiche che lo rendono davvero più conveniente.

Il pezzo è da leggere dall’inizio alla fine e parla del prezzo fisso che aveva inizialmente posto Amazon e del seguente Agency model, per poi analizzare le cause e le motivazioni per cui gli editori hanno una certa percezione del prezzo cartaceo e digitale; ma il passo su cui intendo soffermarmi è questo:

Se io potessi prestare il mio ebook tante volte quante desidero e a chi voglio, così come faccio con un libro cartaceo;  se il controllo di qualità sugli ebook fosse lo stesso che si ha con i cartacei, se non superiore; se possedessi un ebook come possiedo un libro cartaceo; se una miriade di altri vantaggi che ha il libro cartaceo fossero anche minimamente rinvenibili nella sua controparte digitale, allora un prezzo più alto sarebbe sì giustificabile. Ma tutto questo non accade e non esiste.

La sensazione che si trae da tutto ciò è che, per quanto negli States (e nel Regno Unito, per stare in Europa) il mercato degli ebook sia florido e in continuo sviluppo, permangono molte perplessità non solo sulla reale convenienza del libro digitale, ma sulla sua stessa essenza.

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2 pensieri su “l”insostenibile leggerezza dell’ebook

  1. La questione della privacy è esposta in maniera poco corretta. In realtà la condivisione di sottolineature, commenti, note e quant’altro è subordinata al nostro consenso. Basta dire di no, e tutto rimane a noi.
    Per di più è possibile spegnere il wi-fi, o il 3G, o entrambi i sistemi di connessione. A quel punto ciò che è sul kindle rimane sul kindle. Senza contare che esistono store in cui è possibile acquistare ebook privi di DRM, o con DRM di tipo trademark (quindi senza limitazioni di alcun tipo).
    E’ quindi errato pensare al libro elettronico guardando solo la formula di mercato proposta da B&N, Amazon e altri store online.

    Esistono immense librerie gratuite che collezionano testi ormai privi di copyrights, come il progetto Gutenberg. Store come Simplicissimus, che applicano i già citati DRM sociali. Il mercato della piccola editoria, anch’essa poco propensa ai DRM…

    Insomma… va bene criticare un metodo di mercato poco corretto (e ahimè apprezzato dagli editori e quant’altro), ma è sbagliato criticare la tipologia di supporto con cui i testi vengono diffusi.
    Sarebbe come condannare la stampa su carta dei libri perché, se si bagnano, l’editore non ne fornisce una seconda copia gratuita a chi è rimasto danneggiato dall’improvvisa pioggia.

    Infine… va ricordato che il sistema dei DRM è stato praticamente abbattuto nel mondo musicale grazie a Apple e iTunes (i primi ad applicarlo prima in modo blando, poi a smettere completamente di utilizzarlo), che poi ha costretto Amazon e molti altri a seguire l’esempio.
    Ora che gli ebook vengono venduti anche attraverso l’iTunes store, c’è speranza che si replichi lo stesso fenomeno. Ovvio che ci sarà forte resistenza all’inizio ma, a lungo andare tutti i problemi potrebbero scomparire.

    • marco ha detto:

      Tutto vero, glutchov e anzi chiedo venia per non aver precisato queste cose (per fortuna ho lettori attenti e competenti come te). Resta il fatto, per, che in effetti con l’ebook non ci si sente appieno possessori di qualcosa (non parlo per me, per ora questo un problema che io non mi pongo, personalmente), o comunque di qualcosa di stabile (questo s, una sensazione che ho). Non voglio qui aprire la questione della preservazione di file su formati che forse presto diventeranno desueti, per certo il possesso di un file qualcosa di diverso da quello di un oggetto. Almeno per ora 😉

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