Il mio (primo) ifbookthen

IMG02713-20130319-1220Primo nel senso di vissuto direttamente di persona e per una volta non (solo) attraverso i tweet. Impossibile però riassumere tutta l’intensissima giornata della terza edizione di un evento che proprio quest’anno diventa internazionale e si svolgerà anche in Spagna e Svezia; scopo di questo post sarà quindi fornire degli highlights, le frasi e le fasi che più di altre secondo me hanno offerto spunti di riflessione – anche in diretta, se è vero che spesso i commenti più densi venivano proprio dai tweet dei presenti in sala (quasi tutta piena, per inciso). Si inizia con i dati Nielsen e poi di Giovanni Bonfanti di A.T. Kearney, dai quali veniamo a sapere che l’Italia, con il suo 3% di ereader (domina, e almeno per ora, il Kindle) è anche al di sopra delle previsioni sulla penetrazione della lettura digitale nel nostro paese; che, come prevedibile, per ora tablet e ereader sono giochi per over 25 e che la forbice tra prezzo dei libri cartacei e digitali è destinata ad ampliarsi, dato che questi ultimi tendono a essere sempre più economici. Marco Ferrario completa l’intervento di Bonfanti con un’osservazione degna di nota: sarebbe meglio non parlare più di editoria ma di digitale, cioè un sistema integrato di contenuti e servizi online. I servizi sono i grandi protagonisti di quest’anno, anche se non è certo da quest’anno che si parla di accompagnare i contenuti ai servizi, ma nell’editoria repetita juvant, si sa. Eccoci quindi al primo keynoter, Javer Celaya, che parla soprattutto di data (“the new oil of XXI century”) e di servizi: “le vendite diminuiranno, i servizi hanno i margini maggiori”. Dei cinque tech business model presentati menziono Atavist, una piattaforma di storytelling che ognuno può riempire con i contenuti che preferisce, contenuti che poi vengono adattati ai device usati ( quindi con un tablet ho un tipo di contenuto e con un ereader un altro); lo scopo di Booktype invece è quello di agevolare il workflow e renderlo più fluido così da accorciare i tempi e ridurre le spese a vantaggio anche della qualità. Mobnotate è apparso, a me come a molti, un sistema – magari anche ingegnoso – di cross-promozione in cui si vende (forse) molto ma si legge (probabilmente) poco; Valobox propone un modello di accesso ubiquo al contenuto e di acquisto (e/o fruizione) granularizzato e condivisione sociale al motto “create a million bookstores empowering others to sell your book”. Modello, osserva giustamente il bot di @Apogeo, che potrebbe adottare Amazon qualora aprisse all’usato. Dell’atteso intervento di Bob Stein e del suo progetto Socialbook (che ricorda moltissimo Bookliners) i concetti dominanti sono: Amazon e Apple sono stati utili per traghettare il grosso del pubblico dall’analogico al digitale, ma ora è arrivato il tempo di modelli aperti e di condivisione, che sono i veri e grandi punti deboli dei due colossi.
Suggestiva l’immaginifica visione di Ed Nawotka dell’universo dei data come quello stellare, in cui ciò che possiamo vedere a occhioIMG02715-20130319-1247 nudo sono gli small data (preferisce chiamarli clean data), i quali ci danno uno sguardo d’insieme, mentre se vogliamo analizzare con maggiore attenzione come i contenuti vengono percepiti, ritrasmessi, condivisi soprattutto attraverso i social network dobbiamo usare il telescopio (i big data). Tra i data business presentati c’è anche il progetto italiano Pleens, di cui ho parlato nel corso di una recente intervista con uno dei suoi artefici, Filippo Pretolani aka @gallizio.

Insomma, tra formule riprese un po’ da tutti (keep your fingers happy a valorizzare contenuti dinamici e multimediali), un occhio ai social network e in generale alla modalità social della lettura e grande attenzione (troppa?) su dati e tracciabilità finisce la sessione mattutina di ifbookthen 2013 e anche la prima parte del mio sunto. A presto per la seconda.

enhanced ebook (parte seconda): ne parlano due scrittori italiani

Come anticipato nella prima parte, ho fatto qualche domanda sull’ ebook “arricchito” anche a due scrittori. Si tratta di due giovani scrittori italiani, Arturo Robertazzi e Francesco Aloe, il primo autore di “Zagreb” (Aìsara edizioni) e il secondo di “Il vento porta farfalle e neve” per la collana Verdenero di Edizioni Ambiente.
I loro romanzi richiamano il progetto di Quintadicopertina per ragioni diverse: se da una parte infatti “Zagreb” di Robertazzi è ormai in procinto di diventare “eZagreb“, cioè un ebook arricchito e accresciuto con vari materiali documentari sulla guerra civile nella ex Jugoslavia e link ( se ne parlerà anche al Salone di Torino,  vedi qui), dall’altra anche il romanzo di Aloe fonde finzione e cronaca facendoci rivivere la tragedia della Moby Prince e quindi riallacciandosi a quelle navi dei veleni di cui si occupa il reportage digitale edito da Quintadicopertina da cui sono partito per questa piccola indagine sugli enhanced ebook.
Ma meglio, molto meglio lasciar parlare loro, gli autori, cominciando dall’amico-complice di Ledita.

ARTURO ROBERTAZZI

La tua scelta verso l’enhanced è frutto di una maturazione del progetto o è emersa con il tempo?

Innanzitutto, qui abbiamo un problema di definizioni: enhanced, augmented, enriched, hybrid… eZagreb io lo definisco un romanzo digitale, un romanzo arricchito e svelato. In cui l’arricchimento, che è di due tipi, online (testi, immagini, video) e offline (testo e immagini), non è invasivo. eZagreb non è fantascienza. L’arricchimento è un percorso parallelo che il lettore può intraprendere prima, dopo e durante la lettura del romanzo.
Detto questo, l’idea del libro arricchito è nata naturalmente: Zagreb è un romanzo a carte coperte, impregnato di Storia che il lettore riesce solo a intuire. Per svelare il romanzo, nei giorni dell’uscita al Salone del Libro 2011 avevo già inaugurato una rubrica sul mio blog che si intitolava “Zagreb – La Storia Dietro”.
eZagreb nasce dalla necessità di avere tutto nello stesso oggetto digitale: il romanzo a carte coperte e la chiave per scoprirle.

Quanto credi nell’enhanced book e in ambito soprattutto? (narrativa, saggistica, ricerca ecc.)

Io credo che quando gli uomini hanno delle possibilità per progredire, le sfruttano, o almeno ci provano. Non utilizzare audio e video per qualunque forma di espressione che si possa racchiudere in un libro digitale, sarebbe come usare uno smartphone per mandare solo sms.
Bisogna esplorare, capire cosa può e deve diventare il romanzo, nel caso specifico. Credo che ci sarà la svolta quando l’opera sarà concepita in maniera multimediale, quando, cioè, lo scrittore “scriverà”, consapevole di poter utilizzare non solo le parole (che per me comunque rimangono la chiave di tutto) ma anche suoni, e quindi musica, e immagini, e quindi video.
Come scrivevo su Ledita: è una prateria quasi del tutto sconosciuta, di nessuno e, perciò, di tutti.

I potenziali rischi della modalità enhanced?

I rischi? Questa è una bella domanda!
Io credo che i rischi siano solo percepiti. Voglio dire, abbiamo due possibilità: dopo varie sperimentazioni capiamo che l’unica forma del romanzo è quella “classica” e quindi si abbandona la sperimentazione e si ritorna all’eBook come lo conosciamo ora; dopo varie sperimentazioni, qualcuno “scopre” una nuova forma di narrazione e al romanzo “classico” si affianca qualcosa di più evoluto.
Quale che sia il risultato, non si può aver paura della sperimentazione.

FRANCESCO ALOE

Partendo dall’iniziativa di Quintadicopertina, ti chiedo: quanto pensi possa essere assimilabile al tuo libro e se il tuo romanzo potrebbe evolversi in enhanced ebook?

Quella dell’ebook arricchito è un’idea affascinante e ti confesso che stiamo valutando di
concretizzarla nel migliore dei modi anche per il mio romanzo.
Senza dubbio “Il vento porta farfalle o neve” ha tutti gli elementi per diventare un enhanced ebook stimolante, con un valore aggiunto non indifferente rispetto al cartaceo. Si tratta di un romanzo a metà tra fiction e inchiesta che mi ha portato a consultare migliaia di pagine, tra verbali e articoli, e tante foto e filmati riguardanti la tragedia del Moby Prince. Gran parte di questo materiale è difficilmente consultabile e sarebbe un atto d’amore e rispetto nei confronti del lettore metterlo a sua disposizione, almeno i tratti
più significativi.
Inoltre due grandi gruppi rock hanno interpretato l’incipit del capitolo 12 realizzando due canzoni molto diverse tra loro. Me le immagino già come sottofondo di quel capitolo.

Come scrittore, cosa pensi dell’ebook e in modo precipuo dell’ebook enhanced: quali opportunità e soprattutto quali rischi vedi?
Le opportunità sono quelle già accennate prima: se lo scrittore può aggiungere elementi importanti, ma che non trovavano spazio per esigenze narrative all’interno del romanzo, ha una possibilità da non sottovalutare, soprattutto quando scrive un’inchiesta. Non sporca il romanzo, non spezza la trama, ma regala del materiale in più che il lettore può scegliere di consultare o meno. Sembra banale, ma non è poco.
L’ebook non mi ha mai spaventato, l’ho accolto come un fratello minore simpatico che vuole diventare grande ma non ci riesce. Come lettore ne ho acquistati tanti, pur preferendo ancora la carta. Il rischio è che venga sminuito il valore dell’opera in sé. Poco tempo fa ho fatto un incubo, ho sognato il lettore del futuro: comprava cento ebook al mese e leggeva solo le prime pagine di ognuno, come se stesse leggendo degli articoli on line, di quelli che se non ti prendono subito li abbandoni. Di fatto, era un lettore che non aveva mai
letto un libro pur avendone migliaia nel suo e-reader. Da brividi.
Mi consola il fatto che non tutti i sogni si avverano.