di Salvatore Nascarella (@nascpublish)
Girare per librerie è sempre bello. Parlare con i librai dipende, ma comunque è utile.
Nelle passate due settimane mi è capitato di far un giro in alcune librerie specializzate nel settore scientifico e universitario (una decina in area Nord-Ovest). Ne ho ricavato un quadro che, seppure parziale e personale, può essere letto come specchio di alcuni cambiamenti che stanno ridisegnando il settore editoriale.
Notizia numero uno. Le librerie non sono morte: sarà banale, ma non è ancora l’ora di suonare la marcia funebre. Il librai sono fluidi, per dirla alla Baumann, e cercano di ritagliarsi un posto nell’editoria che verrà, alcuni con fatica, altri in maniera più ruspante, altri ancora cambiando l’abito.
Per tutti l’ebook è un mistero da scoprire. Formati, ereader, tablet sono come la cima della montagna vista dalla pianura. La curiosità si mischia ai timori. Il mondo dell’ebook non è ancora visto come un’ opportunità. Per ora ci si limita a osservare e si spera che qualcuno faccia il primo passo. Mettere gli ebook sul sito della libreria? Le risposte vanno dal grosso punto interrogativo, al “Vediamo”, “Bisogna ragionarci”, “Che faremo? Chiudiamo e facciamo solo vendite on line” ecc. Qualcuno comunque ci sta seriamente pensando, senza troppa fretta.
Sono tempi duri e la concorrenza non ha più un volto certo, se non quelli di una chimera. Le fotocopie resistono, si odiano, si contrastano come si può e comunque danno rogne anche agli editori. Se un cliente entra in libreria e chiede se lì si fanno fotocopie, non può esser così sicuro di uscirne illeso. Gli occhi del libraio diventano rosso sangue, gli si gonfiano le giugulari e dalla bocca escono solo grugniti e fiamme. Sia questa la ragione o un’altra, per il libraio diventa complesso incontrare il lettore, ancor più difficile incrociare il compratore (non sempre sono la stessa persona). I libri li vendono direttamente gli editori sul proprio sito, i concessionari-distributori, le catene librarie, la GDO, i siti e-commerce di settore e non. Se poi ci aggiungiamo anche gli ebook…
Il rapporto con gli editori è diventato più asettico: passa sovente via email, di tanto in tanto via telefono. Pochi i promotori che passano fisicamente dalle librerie a presentare e far conoscere le novità. Se ne sente la mancanza anche nella gestione dei “conflitti”.
Dall’editore piovono newsletter, spesso non lette perché troppe e perché perse tra le centinaia di mail quotidiane. Ogni tanto arriva una promozione. Può bastare?
Un problema. Alcuni editori sui propri siti e alcuni portali di e-commerce fanno
sconti che la libreria non può permettersi di fare. Con l’editore si discute caso per caso, si media e, a volte, si strappa qualche punto percentuale in più che consente al libraio di non perdere una vendita (una in senso di numero, non in senso indefinito…). Si spera in una norma che vincoli al 15% massimo lo sconto praticabile direttamente dagli editori ai lettori, ma si pensa già a come la norma sarà aggirata. Di fatto, per ora la proposta giace silente in Parlamento. In ogni caso, per limitare le resistenze di alcuni editori nel definire strategie di vendita condivise o comunque per frenare il “danno” alla libreria, qualche libraio ha deciso di percorrere strade alternative e Amazon Italia ne è felice. Insomma, “Se la montagna non va a Maometto, Maometto va alla montagna”.
Molti sono i lettori che passano dalla libreria, sfogliano i libri, chiedono informazioni e poi escono senza acquistare. Sanno già dove trovare lo stesso libro a meno: in rete. Commento standard registrato dal libraio: “Sul sito xyz lo trovo a x euro in meno”. Ergo, o si riesce a patteggiare con l’editore di turno uno sconto competitivo (ricordo che sto parlando di testi universitari o d’aggiornamento professionale) o si va altrove.
Altri dati. Le fidelity card possono tener legato il lettore alla libreria, ma solo se il libraio ci lavora su, solo se dietro c’è una strategia di comunicazione e promozione (alias marketing), se non dei libri, del punto vendita. Se creata e lasciata a se stessa, la carta fedeltà equivale a lettera morta o, con un gioco di parole, a carta straccia.
Crescono i gruppi di acquisto. Merito dei social network, della semplicità di recuperare informazioni via internet o cosa? Questo è un elemento che trovo interessante (anche se di per sé non nuovo) e su cui credo possa valer la pena fare qualche analisi approfondita. Magari in un altro post…
Librerie e rete. Molte librerie hanno un profilo su Facebook che cercano di gestire in autonomia ma con bassa apparente programmazione, a meno che non ci si possa dedicare il dovuto tempo e la dovuta fatica. Twitter è uno sconosciuto. Alcuni cercano di vendere anche attraverso un proprio sito, altri hanno solo un sito vetrina. I banner se ci sono stanno lì. Le newsletter se esistono sono artigianali. In ogni caso, le attività sui social network e il sito istituzionale non sono tra loro collegate. Argh!
Conclusione. Le librerie si stanno adattando alla situazione di mercato e al cambiamento come possono e riescono. Mancano spesso sinergie e c’è una divaricazione nei rapporti tra chi produce il prodotto libro e chi lo vende in modo tradizionale. Al libraio sfugge il polso della situazione, non ha più la sensazione di conoscere il lettore e a volte sembra smarrito. Ha però ancora un ruolo prezioso perché conosce quel che vende al di là di quel che può esser scritto su una quarta di copertina. Ho assistito alla classica scena “Vorrei un libro su…” e il libraio che tira fuori tutto lo scibile sull’argomento e piazza un libro da 47 euro… Son soddisfazioni!
Riuscire a ridefinire in maniera costruttiva, anche grazie a nuovi strumenti disponibili, la relazione editore-libraio-lettore può rivelarsi un tesoro nascosto per editori, chi vende libri e chi li compra.