biblioteche e digital lending: quattro domande a Giulio Blasi

Di biblioteche e libri digitali su questo blog ne ho parlato alcune volte  (qui i post sull’argomento), ma sempre non in prima persona, dal momento che non sono competente in materia ma mi interessa molto. Per capirci qualcosa di più ho interpellato direttamente Giulio Blasi di MLOL e gli ho fatto quattro domande semplici ma credo indispensabili per iniziare i neofiti come me al mondo e alle problematiche del digital lending.

Gli ebook in Italia sono ormai una realtà, sebbene ancora in fase poco più che embrionale. Come hanno reagito le biblioteche e come MLOL sta cercando di gestire e filtrare questo cambiamento che tutti ritengono epocale?

MLOL ha contribuito per prima a creare le basi per un ecosistema di ebook rivolto anche alle biblioteche e non solo agli utenti finali, esattamente come accade negli USA almeno dal 2000. La reazione delle biblioteche italiane, nonostante il ritardo, è molto buona. Attraverso di noi circa 2.300 biblioteche (numero in rapidissima crescita) stanno sperimentando o stanno avviando la sperimentazione di un sistema di circolazione di ebook per i propri utenti.

Il compito che si è dato MLOL è quello di fornire un’interfaccia semplice di accesso che aggreghi in un sistema unico una molteplicità di offerte commerciali e tecnologiche provenienti da content provider diversi. Questa è la sfida vera: riuscire a consentire alle biblioteche di sperimentare tutte le opzioni oggi in  gioco. L’editoria digitale – bisogna rassegnarsi – fa entrare l’editoria nei cicli temporali dell’informatica. Questo significa cambiamenti continui, evoluzione continua delle offerte, ecc. Per questo ho parlato negli scorsi mesi – in rapporto alle bibioteche – della necessità di un “politeismo” nella sperimentazione dei modelli di distribuzione degli ebook
Da tener conto, inoltre, che noi cerchiamo di fare un lavoro simile anche su altre tipologie di materiali: musica, film, audiolibri, quotidiani e periodici, ecc.

Quanto il “digital lending” è un concetto (e una pratica) familiare per gli utenti e come potrebbe diventarlo?

Sugli utenti finali c’è ancora un lavoro profondo da fare. Negli USA (dove 3/4 delle biblioteche pubbliche offrono ebook) il digital lending è conosciuto solo da 1/3 dell’utenza. Non abbiamo ancora dati formali sull’Italia ma si tratta senz’altro di numeri più esigui. E tuttavia, arrivare a un 30% dell’utenza delle biblioteche entro 2-3 anni sarebbe già un obiettivo epocale per il nostro paese.

 Quali sono secondo Lei le potenzialità da valorizzare e le criticità da superare?

Credo che le potenzialità principali (tra le tante) di un sistema di distribuzione digitale in biblioteca siano due: razionalizzazione dei costi e migliore impatto sull’utenza, cioè raggiungere una percentuale più grande di utenti sul territorio rispetto alle biblioteche “tradizionali”. Oggi le biblioteche italiane raggiungono (media nazionale) circa il 12% della popolazione contro il 69% degli USA: c’è quindi un lavoro enorme da fare in questa direzione, in particolare nelle regioni del Sud. Per quanto riguarda la razionalizzazione dei costi questo è un effetto delle strategie di cooperazione che sono implicite nel digitale: quando lavoro con gli ebook posso costruire facilmente dei centri d’acquisto unificati per aree territoriali anche molto ampie, con tutte le economie di scala conseguenti.

Le criticità principali sono due. Anzitutto la formazione dei bibliotecari (soprattutto in ruoli dirigenziali) che spesso non è adeguata a gestire una transizione complessa come questa e non permette di comprenderne la portata e i tempi. Per fortuna non è sempre così come dimostrano i numeri raggiunti da MLOL. Ci sono bibliotecari e sistemi bibliotecari in Lombardia, in Emilia, in Toscana e in altre regioni che stanno sviluppando delle attività cooperative estremamente avanzate e complesse. In altre aree del paese c’è invece un’arretratezza su questi temi assolutamente preoccupante, la percezione di una dirigenza che non ha alcuna capacità di governare il processo ma che al contrario – se non si corre ai ripari – subirà il processo di mutamento senza una strategia di medio-lungo termine credibile. Parliamoci chiaro: per molti bibliotecari italiani, il digitale oggi ancora non è un tema, molto semplicemente.

La seconda criticità è invece indipendente dalle biblioteche e riguarda gli editori. Ci sono ancora pochi titoli disponibili per il lending e molti editori ancora non offrono alcun servizio digitale per le biblioteche. Sebbene questo accada anche negli USA (dove molti dei big six ancora fanno resistenza al digital lending) in Italia l’effetto è più deflagrante a causa della scarsità di titoli. Ma d’altra parte stiamo parlando di un processo lento e dunque dobbiamo dunque armarci di pazienza sapendo che ci vorranno ancora molti anni prima di giungere a numeri che possano competere con la circolazione dei libri di carta in biblioteca.

 Domanda da un milione di euro: come vede il futuro delle biblioteche? O meglio, come sta cambiando o dovrebbe cambiare il loro ruolo nell’era lettura digitale?

Credo che il digitale sia solo “uno” dei componenti del mutamento delle biblioteche oggi necessario e probabilmente inevitabile. Oggi le biblioteche rischiano una sorta di marginalizzazione “politica” a causa dei tagli della spesa pubblica e della miopia delle amministrazioni locali. Spero che si riuscirà a scongiurare questo rischio. Non ho la sfera di cristallo, quindi non vedo il futuro, però posso dirle come immaginerei questo futuro in un mondo dei sogni. Immagino un governo che decida di investire in modo strutturale e radicale nel potenziamento delle biblioteche in modo da trasformarle in luoghi chiave, centrali, della vita delle nostre città. Penso alle città emiliane (a cominciare dalla Sala Borsa di Bologna) che hanno investito a partire dal 2000 nel creare nuove biblioteche moderne, accessibili, invitanti e credo che sia questa la strada da seguire. Il digitale è solo un complemento di tutto questo: gli utenti si abitueranno – attraverso servizi come MLOL, attraverso il digital lending – ad avere rapporti 24/7/365 con le biblioteche per accedere ai contenuti. Ma le biblioteche non sono solo “prestifici”: sono soprattutto luoghi di interazione sociale pubblici che possono e devono diventare un simbolo del modo in cui un paese – nella nostra epoca – valorizza i processi di creazione, condivisione e accesso alla conoscenza e all’informazione

(sull’argomento segnalo infine un’intervista di Sergio Calderale di Tropico del libro al presidente dell’AIB Stefano Parise, apparsa nientemeno che su Teleread)