editoria digitale: cosa ha detto il 2011, cosa porterà il 2012

Ultimi giorni dell’anno, sono d’obbligo bilanci, come inevitabili diventano le previsioni e i vaticini sul futuro. Personalmente eviterei le previsioni, anche perché c’è chi lo fa molto meglio di me (e con dovizia di link utili, come l’ineffabile Giuseppe Granieri nel suo post di oggi e in quello di qualche giorno fa), ma un rapido sguardo d’insieme sull’anno ormai concluso lo darei.

Per quanto riguarda l’Italia, direi che il 2011 è stato segnato dalla nascita – e dal successo – di due eventi esclusivamente dedicati all’editoria digitale come If Book Then (l’edizione del 2012 si svolgerà il 2 febbraio) e Ebook Lab Italia, in cui sono intervenuti personaggi di rilievo internazionale a offrire un contributo davvero importante in un contesto come quello italiano dove ancora l’ebook è ai suoi primi vagiti.  Se non avete seguito da vicino la cosa o volete rinfrescarvi la memoria, qui trovate alcuni report del primo evento, qui e qui del secondo.

Un altro evento non nato nel 2011 ma che quest’anno ha avuto credo un impatto decisivo dato il successo che ha riscosso, è stato Librinnovando, cui ho avuto l’onore di partecipare come relatore, nonché come co-autore di un libro collettivo di booksblogger lanciato proprio in questa occasione: La lettura digitale e il web è esso stesso un segno innegabile dei tempi, progetto nato da un gruppo di blogger che via twitter si sono attivati e hanno dato via a un’iniziativa che non esito a definire unica nel suo genere, corroborata dalla fiducia dell’editore Nicola Cavalli e apprezzata anche da addetti ai lavori ed esperti del settore (un nome tra tutti: Gino Roncaglia).

Targato 2011 anche l’apertura del Kindle Store Italia, un momento sicuramente importante verso l’accelerazione del fenomeno ebook nel Belpaese. So già di un sacco di gente che racconta di aver comprato o ricevuto un Kindle a Natale e di certo era quello che si aspettavano dalle parti di Amazon; sotto questo punto di vista c’è comunque da dire che l’accelerazione ha riguardato anche il mercato degli e-reader, visto che sia Telecom Italia che Ibs hanno rilanciato i loro lettori digitali a prezzi molto inferiori e, sembra, con notevoli potenzialità; riporto, tra i tanti commenti letti, quello del Duca di cui sono un fervido ammiratore e che dice un gran bene dell’ereader della Telecom, auspicando che possa diventare davvero “l’anti-Kindle”. A questo riguardo vorrei solo esprimere i miei dubbi non tanto sul device che potrà anche essere valido, quanto piuttosto sul gestore: la Telecom non ha saputo tenersi gran parte dei suoi clienti nel settore che le era di competenza (la telefonia), non vedo sinceramente come potrà essere in grado di farlo in un ambito che le è del tutto estraneo (l’editoria). A meno che voi non crediate seriamente  che, come Amazon, la Telecom  accetti senza fare storie un device difettato e te lo sostituisca in pochi giorni senza nemmeno verificare troppo se sia stata colpa tua o meno. Oppure che abbia un call center attivo, efficiente e pazientissimo nel cercare di capire che problema hai, se si possa risolvere, se si tratta di un freeze dell’ereader o di qualcosa di più serio. Questo per dire semplicemente che l’e-reader è un mezzo, non un fine, e che non basta farlo bene se non lo circondi di un ecosistema di servizi per il lettore e per l’utente del servizio stesso. Chiusa la parentesi sugli e-reader nostrani.
Fuori dai nostri confini, inoltre, stanno facendo molto parlare di sé sia il Kobo che il Nook, quest’ultimo con già parecchi ammiratori anche dalle nostre parti. Insomma, un altro fronte  tutto da seguire nel 2012.

Ed eccoci inevitabilmente a parlare dell’anno che verrà, ma preferisco farlo in base alle tracce che ci ha lasciato il 2011. Alcuni punti secondo me in evidenza saranno:

Maggior attenzione al lettore. Un aspetto importante per gli editori, se non vogliono che il self publishing, ancora piuttosto timido dalle nostre parti, non prenda il largo e lo faccia anche in maniera efficace come sta accadendo altrove. Sinceramente penso che l’editore sarà e anzi dovrà essere sempre di più un punto di riferimento per chi scrive libri, ma la vera sfida sarà nel come farlo, ovvero come e dove cambiare, nel proprio sistema di organizzazione editoriale, i gangli giusti per venire incontro alle nuove esigenze. Ecco, la maggior attenzione per il lettore – e per l’autore stesso  – mi sembrano due punti di partenza importanti.

Il prezzo degli ebook. Anche questo sarà un aspetto di cui si parlerà parecchio in futuro, a partire dal prossimo anno. Ne abbiamo parlato anche noi booksblogger a Librinnovando e penso che sia un discrimine importante che deve essere definito al più presto. Anche qui esprimo il mio personale parere e penso che il lettore non possa e non debba pretendere che il libro digitale costi da 0 a 0,99 centesimi: il libro, inteso come testo, è una fatica, un impegno e il risultato di tanti sforzi comuni, primo fra tutti quello dell’autore che l’ha scritto e poi di chi lo edita, lo pubblica, lo promuove e via dicendo. Ridurre tutto ai minimi termini è secondo me non solo ingiusto, ma anche pericoloso. Per tutti, lettori compresi – almeno se vogliamo che la qualità resti un qualcosa da preservare e anzi valorizzare.

Prestito digitale. Qui siamo ancora credo in alto mare, in quanto ci sono tanti interessi in ballo, tante incognite da valutare, tante prospettive da considerare. Sicuramente qualcosa si sta muovendo, ma ancora la direzione non è univoca e credo che il 2012 possa essere l’anno buono per dare una polarità che ancora manca.

Didattica digitale. Le cose si stanno già muovendo (ne ho recentemente parlato qui e qui) e il 2012 potrebbe essere l’anno della presa di coscienza (o del suo formarsi in forma embrionale) nei docenti e nei genitori che nella scolastica il digitale potrebbe essere una manna, se ben usato e intelligentemente sfruttato. Qui, paradossalmente, si rivela essere l’ambito in cui gli editori rischiano di più (basti vedere cosa ha presentato Sanford Forte a Ebook Lab Italia): dove fino a ora avevano fatto il buono e il cattivo tempo, si profila un modello nuovo nella veicolazione e realizzazione dei contenuti e le case editrici scolastiche dovranno al più presto capire le tendenze in atto prima che sia troppo tardi.  Certo non tutto si deciderà nel 2012 (quasi niente, penso), ma prevenire significa anche annusare l’aria che tira, capire dove inizia a tirare il vento e nella scuola la posta in gioco è troppo alta per permettersi di intervenire troppo tardi.

Insomma, sarà un 2012 tutto da gustare, crisi permettendo (chissà mai che anche essa non si riveli un altro dei fattori di accelerazione nell’adozione del digitale) e  ne vedremo sicuramente delle belle.

Buon anno a tutti.

il kindle in 5 mosse (breve guida per i neokindleisti)

Avete comprato il Kindle dopo l’arrivo del Kindle Store Italia? Pensate di farlo – per voi o per altri – in vista del Natale? Cinque informazioni che possono essere utili soprattutto a chi ha a che fare per la prima volta con l’ereader di Amazon.

– Il Kindle legge solo ebook nel formato proprietario di Amazon, .azw e il .mobi, ma potete anche leggerci documenti .doc (tra gli altri, legge anche il .txt e il .pdf, ma sinceramente non consiglio esperienze tanto estreme: ho letto un libro in pdf e ci ho rimesso due diottrie). Questo rende il Kindle dipendente dallo store di Amazon, nel bene (li scaricate direttamente nel device con un clic) come nel male (non potete farlo da altri store).

– Esiste comunque un modo per leggere anche gli ebook nel formato più diffuso, quell’epub che trovate in qualsiasi altro store digitale, a meno che essi non siano lucchettati con il tanto discusso DRM Adobe; in questo caso niente da fare (almeno in maniera legale).
Se invece trovate ebook in .epub con “social DRM” potete scaricarli nel vostro computer e poi ‘convertirli‘ in .mobi con Calibre, un programma open source facilissimo da usare e che potete utilizzare anche come “bibliotecario digitale”.

– Avete trovato sul web un post o un articolo particolarmente interessante e non avete tempo o voglia di leggerlo sullo schermo del pc? Registratevi su Instapaper e avrete modo di raccogliere gli articoli in questione per poi scaricarli in formato .mobi. Per il Kindle ci sono anche altri software simili, come per esempio Tinderizer, che inviano direttamente l’articolo al vostro device. Pratico e molto utile.

– Potete sottolineare brani e frasi e condividerle su Facebook e Twitter; personalmente non lo faccio spessissimo, ma dipende dal vostro modo più o meno social di intendere la lettura.

– Piccolo consiglio: non fate troppi confronti con il supporto cartaceo, sebbene venga spontaneo: l’ereader permette di leggere un testo, ma le analogie finiscono qui: l’esperienza di lettura digitale consiste in qualcosa di completamente a se stante, forse meno immediato, ma che dopo qualche giorno di ‘ambientamento’ offre un grado di assorbimento davvero incredibile del libro o di qualsiasi cosa avremo davanti.

Ed ora, buon Natale e buona lettura.

book in progress, ovvero: il self-publishing nella didattica

Ieri un articolo sulla sezione barese di Repubblica ha attirato la mia attenzione: si parla di scuola e nuovi modi di integrare la didattica con le tecnologie, e soprattutto nuovi modi di concepire il libro di testo. La sperimentazione parte dall’Istituto Majorana di Brindisi, ma coinvolge molte altre scuole in tutta la penisola. Già nella mia intervista fatta qualche tempo fa a Dianora Bardi si intuiva che gli editori di scolastica non avranno vita facile in futuro, e l’articolo suddetto sull’Istituto Majorana di Brindisi conferma che è in atto una tendenza che viene definita rivoluzionaria: il self-publishing nell’ambito della didattica.Oltre alla lettura dell’articolo, che consiglio, è d’obbligo anche vedere da vicino il progetto di “Book in progress” promosso dai docenti brindisini e abbracciato, come accennavo prima, da molte altre scuole da Busto Arsizio a Latina.  Si tratta in pratica di creare un consorzio di insegnanti che si impegnano nel realizzare libri di testo autoprodotti e stampati all’interno della scuola, in un vero modello di print-on-demand. Il prezzo finale di 5 euro è una manna per tante famiglie alle prese con l’annuale salasso dei libri scolastici. 
Ma non basta: il progetto è molto di più e include l’uso delle nuove tecnologie in classi dove gli studenti sono dotati di netbook e la lezione viene fatta su Lavagna Interattiva Multimediale (la cosiddetta LIM) e integrata con video e tutoring online. 
Come funziona Book in progess ce lo spiega bene anche
questo video fatto proprio dalla scuola Majorana; da parte mia, ho trovato molto interessanti alcuni commenti nella pagina del sito Book in progress: si parla di “prodotto duttile, modificabile di anno in anno, adattabile alle esigenze della programmazione, continuamente oggetto di aggiornamento, affinamento e miglioramento da parte del docente, nonchè inserito in una banca dati a disposizione del Dipartimento e della scuola.”
Luciana Ventriglia, pedagogista clinica e componente direttivo nazionale AID, ha visto da vicino il metodo adottato al Majorana e scrive: 
“Ogni studente è provvisto di un netbook nel quale vengono inserite tutte le lezioni, gli studenti possono contattare online un docente, che viene messo a disposizione nelle ore pomeridiane per aiutarli a risolvere i dubbi che incontrano nello studio.
Ogni studente può inoltre consultare il proprio libro sia  in cartaceo che in digitale nel proprio netbook. Quest’ultimo  dà loro la possibilità comunque di “mettere le mani sul testo”, che può essere “trattato” come il testo cartaceo, perché una penna digitale  permette di fare sottolineature, appunti, cerchiature. I docenti fanno lezione con il
supporto della LIM e, attraverso la tecnologia blueetooth, trasferiscono i contenuti delle lezioni direttamente sui netbook degli alunni. Gli stessi materiali sono disponibili e scaricabili su un portale online.”
Per chi fosse interessato, ci sarebbe anche questo video di Superquark in cui si parla dell’esperienza al “Majorana”, una puntata di Piero Angela in onda il 17 agosto e quindi probabilmente ignorata dai più.

Ora, non so se questa sarà una delle forme che assumerà la scuola del futuro (o sarebbe meglio auspicare: del presente), ma da parte mia ho due considerazioni da fare:
– La prima è che, più che una “rivoluzione” (parola che ricorre spesso anche in questo
servizio
del Tg Lombardia che si occupa della scuola di Busto Arsizio “gemellata” con il Majorana), sembra piuttosto lo sbocco naturale che stanno avendo le nuove tecnologie e il web 2.0 applicati alla realtà scolastica: conoscenza condivisa, copyleft, orizzontalità nella creazione e nella veicolazione di contenuti. Insomma, scricchiola anche qui il monopolio degli editori? Siamo naturalmente ancora agli inizi, ma da quel che sembra, i docenti più svegli si stanno dando da fare per creare un nuovo modello didattico e pedagogico che non si sorregge più sul libro di testo cartaceo tradizionalmente inteso. 
– Dal punto di vista del docente, può essere una rivoluzione nel senso che finalmente troverebbe così una nuova motivazione, da una parte creando un ambiente di apprendimento coinvolgente per sé e per i ragazzi, dall’altra trovando l’opportunità di farsi lui stesso creatore di contenuti in modo nuovo, condiviso con i colleghi, dove la ricchezza sta proprio nel potersi confrontare e arricchire a vicenda.
Ma forse la vera rivoluzione sta nel fatto di fornire ai ragazzi un contenuto didattico flessibile e adattabile alle loro esigenze e al  contesto in cui ci si trova, un contenuto che possono a loro volta integrare, arricchire e personalizzare attraverso la ricerca attiva. Che sarebbe poi il vero senso dell’educazione. 

la lettura digitale e il web: parlano i booksblogger

Credo sia giunta l’ora di parlare più approfonditamente del libro che vedete qui a destra e a cui il sottoscritto ha avuto l’onore di contribuire con un intervento.
La lettura digitale e il web non è un semplice libro; penso sia piuttosto un progetto e un esperimento insieme. Un progetto perché è un qualcosa che non finisce con la pubblicazione e non prosegue con la semplice promozione, ma intende essere più il punto di partenza per un discorso che è appena iniziato e non può fare a meno di essere dinamico, dialettico, proteso all’esterno e non autoreferenziale. Non a caso dal libro è nato un sito, una pagina Facebook e un gruppo su Linkedin.
E’ un esperimento in quanto penso sia unico nel suo genere, ovvero una pubblicazione nata “dal basso“, opera di non esperti ma assidui frequentatori del mondo editoriale (e autori di blog dedicati ai libri), opera che, dopo la presentazione in occasione di Librinnovando nel novembre scorso, ha attirato l’attenzione ma anche il rispetto degli addetti ai lavori, editori, operatori del settore e bibliotecari.
Mirabile dimostrazione delle potenzialità del web 2.0 sotto ogni punto di vista: ambiente di creazione e condivisione di contenuti e aggregatore di persone unite dalla stessa passione, capace di condurle ad un progetto comune a colpi di tweets, mail e, non ultimo lo spazio comune per eccellenza, il documento su cloud dove ognuno porta il suo contributo e si scambiano idee, pareri, opinioni e dubbi.

Per questo penso sia ulteriormente importante questa operazione, scaturita si in un libro, ma che, come appena dimostrato, è qualcosa di più articolato e particolare.

I contenuti
Ma di cosa si parla in La lettura digitale e il web?
Si tratta di nove contributi e una prestigiosa prefazione di Luca Conti, altrimenti noto come @Pandemia (www.pandemia.info).
Nel primo intervento, eFFe di Finzioni (che è anche curatore del libro) fa una rapida ma efficace disamina delle nuove frontiere della lettura digitale, che è interattiva, orizzontale, sociale e ubiqua.
Il secondo contributo è l’esito di un interessante questionario elaborato da Marta Manfioletti e sottoposto ai lettori della Rete; i risultati rivelano le caratteristiche di questo primate chiamato lettore digitale, che in mondo ancora in fieri rivela comunque atteggiamenti ed esigenze ben chiare.
Segue poi il mio contributo, una sorta di sintesi della (falsa) vexata quaestio digitale vs. cartaceo in cui affermo (una volta di più) la necessità di far convivere i due formati e le coniugazioni possibili di questa convivenza nel campo della narrativa, della saggistica e della scolastica.
La prima parte del libro viene suggellata dall’interessante intervento della triade tutta al femminile di CriticaLetteraria.org, in cui si disvela il mondo della recensione letteraria e si evidenzia come il digitale sposti l’asse portante dal critico di mestiere al lettore e alla condivisione (e diffusione) in rete dei nostri pareri letterari, i quali rendono il libro più visibile e reperibile.

La seconda parte del libro si apre con l’intervento di Marco Giacomello (anima e mente del progetto-libro) che espone le problematiche legate al diritto d’autore trasposto nel digitale e in generale a tutta la contrattualistica editoriale, che deve assolutamente sganciarsi dagli attuali modelli (attuali si fa per dire, visto che la legge sul diritto d’autore risale al 1941) per adeguarsi a nuovi paradigmi e a nuove problematiche.
Con l’intervento di Noemi Cuffia (su twitter @tazzinadi) la parola va finalmente a chi i libri li scrive, ovvero gli scrittori i quali, dice giustamente Noemi, sono loro stessi assidui lettori e in questo duplice ruolo li ha interpellati su ebook e lettura digitale.
Molto interessante anche il contributo di Gabriele Alese di Edizioni E/O, il quale parla dell’esperienza della sua casa editrice nel mondo dei social media ed evidenzia soprattutto le buone norme per un editore che vuole essere “social” nel vero senso del termine.
Prosegue idealmente il filo del discorso Marta Traverso, che ha interpellato proprio alcuni editori e addetti ai lavori su perché e come un editore dovrebbe usare Anobii e/o Goodreads e sugli eventuali risvolti della scelta di esserci o meno.
Infine, conclude il libro l’attenta analisi di Arturo Robertazzi che ha studiato nei dettagli la presenza (e il peso) su Twitter di 15 case editrici, traendone dati molto interessanti e degni di attenzione.

Da questo scarno sunto spero di aver reso abbastanza l’idea del libro e del progetto che gli sta dietro. Direi che per ora i riscontri sono più che positivi e, da quando è disponibile sul Kindle Store Italia, è addirittura stato tra i più venduti e comunque resta ancora tra i primi 100 della classifica dei bestseller, cosa niente affatto ovvia per un testo del genere.

Se pensate che gli argomenti trattati vi possano interessare e non l’avete ancora preso, vi invito a farlo anche subito: l’ebook costa pochissimo e da questa pagina potete scaricarlo con il 10% di sconto digitando il codice leggoergosum.

Buona lettura!

il Kindle Store in Italia: cosa cambia?

La notizia ormai non è più tale, perché è già realtà: il Kindle è approdato in Italia (rimando, per la notizia, a uno dei tanti giornali che l’hanno riportata, il Corriere) e qui potete avere anche informazioni dirette sul Kindle 4 (che, detto per iniciso, personalmente non cambierei mai con il mio Kindle 3 “keyboard”)

Ma cosa cambia con l’entrata in scena del Kindle Store Italia?
Faccio qualche considerazione:

– il formato .mobi, l’unico ostacolo che rimaneva per chi era intenzionato ad acquistare il Kindle, viene superato e, soprattutto, potrà avere la funzione di “faro” nel caos di formati e device in cui l’inesperto navigava a vista o rinunciava del tutto a farlo: con Amazon ora il potenziale lettore digitale ha tutto: uno store che già probabilmente conosceva, un device semplice ed economico, un ampio catalogo con i titoli di grandi editori italiani facili da trovare e scaricabili subito nell’ereader con un clic (e, cosa non certo da sottovalutare, a prezzo inferiore del cartaceo). In pratica: reperibilità, economia e immediatezza d’acquisto. Il massimo.

– Come anche evidenziato dalla mia “collega” nonché coautrice del libro dei booksblogger di Librinnovando Marta Manfioletti, il Kindle era il primo device tra i possessori di ereader in Italia già prima dell’arrivo del Kindle Store. Possiamo immaginare dopo.

– Entrano in .mobi editori importanti, si attiva l’ecosistema Kindle anche in Italia: fine per i device nostrani, troppo cari e qualitativamente inferiori, anche se possono leggere il formato più “universale”, l’epub (ovvero: quando il formato non fa la fortuna, se non sostenuto da una degna strategia veramente rivolta al lettore)

Epublishing: più Kindle si diffonderà, più gli autori sposteranno la loro attenzione dagli editori a pagamento cartacei e da Lulu verso Amazon. Perché? Più visibilità, fascino (e potere) del brand. Chissà se questo porterà a sua volta ad una ulteriore adozione virale del Kindle.

In sostanza, vedo nuove opportunità per i grandi editori , se sapranno gestire bene la loro presenza su Amazon (leggi: puntate anche sulle backlist), e alla lunga crisi per gli editori a pagamento (finalmente).
Inoltre, auspico un’area sempre più cresente di sperimentazione narrativa là dove probabilmente Amazon editore (così come del resto tutti coloro che offrono servizio di self publishing) potrebbe con il tempo avere in parte il ruolo che hanno ora quei piccoli editori che pubblicano (non a pagamento)  nuovi autori e a cui spesso poi attingono i marchi editoriali più blasonati.

Certo l’autore self digitale deve sobbarcarsi molto lavoro per la promozione del suo libro e dovrà essere minimamente consapevole dei social network e delle loro dinamiche. Credo che inizialmente questo creerà una sorta di “selezione digitale” degli autori che meglio sapranno maneggiare meglio questi  strumenti 2.0. Nondimeno dovranno avere anche scritto cose di una certa qualità, altrimenti il passaparola della Rete non perdona.

Per il resto, chi vivrà vedrà, ma sicuramente siamo a una svolta. Il Kindle è stato il fattore di accelerazione del mercato digitale americano, che certo è molto diverso dal nostro. Ma ne vedremo delle belle, c’è da scommetterci.

Articoli correlati: qui tutti i miei post che riguardano il Kindle.