Breve incursione nel meraviglioso mondo della scuola 2.0, ovvero: dal libro cartaceo non si esce facilmente.

Mia figlia Giulia ha 8 anni e frequenta la terza elementare. Quest’anno ha ricevuto per compleanno, su sua richiesta, un tablet (Android, e la specificazione si capirà in seguito) e all’inizio dell’anno scolastico abbiamo voluto sperimentare i materiali digitali che l’editore dei suoi libri di testo ha messo a disposizione insieme al manuale cartaceo.

Non menziono l’editore in questione per spirito di misericordia, ma si tratta di un editore che, fino a poche ore fa, aveva la mia sincera stima non solo per la qualità della sua proposta editoriale soprattutto nella didattica, ma per la sua rinomata attenzione all’innovazione e alle nuove tecnologie.

Facciamo tutto quello che ci viene richiesto per accedere all’ambiente digitale e creo il profilo studente di mia figlia  (cosa che per una bambina di 8 anni non è così scontata, comunque facciamo finta che tutto sia normale).
Dopo aver digitato il codice ISBN del libro possiamo finalmente entrare in contatto con il chissà qual meraviglioso patrimonio di risorse digitali che l’Editore Grande Innovatore offre.
Qui la prima difficoltà: il tablet di mia figlia non supporta alcuni formati previsti dal sito, quindi niente versione sfogliabile online (flipbook). Pazienza, amore mio, “lo faremo con il computer di papà”. Scarichiamo allora la versione offline. Un clic, niente. Due clic. Niente. Tre, quattro. Niente di niente.  Eppure è un semplice pdf. Eppure niente. Proviamo con materiali cosiddetti di approfondimento, e quelli vanno: ma anche questa volta si tratta di semplici PDF senza un minimo di interazione né tantomento multimedialità.

Scoviamo poi l’app del libro (anzi di tutti i libri validi per il triennio, urrà), però è solo per iPad, che costa 4 volte il tablet che ha mia figlia ed è un sistema chiuso in cui preferirei non ingabbiarla sin da otto anni (ma questa, lo ammetto, è una idiosincrasia tutta mia verso il marchio della Mela morsicata).

Allora oggi riproviamo tutto dal notebook di papà. Ormai la password ce l’abbiamo, si entra facile, ok. Riusciamo anche a visualizzare la versione flip del libro, dall’interfaccia alquanto anodina e non so fino a che punto utile, dato che permette di fare solo piccole annotazioni che poi vengono “evidenziate” in grigio su fondo grigio (sic).
Per il resto, è come sfogliare il libro cartaceo, solo con più difficoltà (“papà, ma è scomodo!”) e costringendo sempre a zoomare su ogni elemento da leggere.
Scarichiamo allora la versione PDF che su tablet non era stato possibile ottenere. Anche qui, un bel PDF puro, per niente “accresciuto”, con pochissima possibilità di interazione da parte dell’utente e con il solo vantaggio della portabilità (ma a che scopo, se poi tutto il resto è poco pratico?)

Ma nell’area digitale propriamente detta c’è anche un motore di ricerca per scaricare materiali “per la classe”. Curiosi, ci proviamo.
Il motore di ricerca è pochissimo intuitivo, nel senso che selezioni le tue opzioni ma poi non c’è il tasto enter che attiva il motore, solo una lista di materiali (in PDF) validi per più corsi e più materie. Ci sarebbe una chiave di ricerca per “atlanti attivi”, ma non si capisce come si dovrebbe attivare.
Ci arriviamo comunque tornando indietro e cliccando su “materiali interattivi” e finalmente si schiude il presunto tesoro 2.0 dell’Editore: scarichiamo fiduciosi un atlante attivo, attendiamo il download, dezippiamo la cartella e clicchiamo su quello che a tutti gli effetti sembra il file motore immobile di tutto. Ecco, stiamo entrando in un atlante attivo, vedrai che bello amore mio…
fail

“Vabè, dai amore, questo magari è un bug dell’applicazione, scarichiamone un altro.”  Clic e download. Entriamo nella cartella. Stesso esito.
Allora cerchiamo magari un percorso alternativo. Troviamo un file “exe”, magari è quello buono (ma perché così nascosto?). Clic.
Il sistema crasha. Devo fare reload. E riscrivere una parte del post che non era stata memorizzata.

Come primo approccio da utente con l’editoria didattica digitale, direi che può bastare.

Digressione

Marco Ferrario, bookrepublic, editoria digitale: cosa è cambiato dopo 3 anni?

A quasi tre anni di distanza da una delle mie “chiacchierate editoriali” con Marco Ferrario (qui il link), il mio socio Salvatore Nascarella ha intervistato il CEO di Bookrepublic. Dal 2010 a oggi molti bit, molti ereader e molti ebook sono passati sotto il ponte dell’editoria digitale: risulta quindi interessante verificare le differenze e le analogie tra le due interviste, cosa è cambiato e quanto, in un paese ancora piuttosto impermeabile alla lettura su supporto non cartaceo.
L’intervista autentica è nel sito Sail4sales, la riporto qui per comodità. Buona lettura.

Dopo una vita trascorsa in Mondadori ad occuparsi di libri, internet e new media, retail, periodici e formazione ha lasciato il gruppo nel 2008 con due desideri: diventare imprenditore e dedicarsi (come si dice, anima e corpo) all’editoria digitale. Per questo è nata Bookrepublic che ha fondato insieme a Marco Ghezzi nel 2010. Da allora Bookrepublic è diventato uno dei principali distributori e libreria di ebook italiani. Abbiamo lanciato 40K e Emmabooks, due imprint nativi digitali che spaziano dalla pubblicazione diretta di ebook al selfpublishing, abbiamo avviato Zazie, una community per lettori e organizzato in Italia e all’estero IfBookThen, una delle conferenze sull’editoria digitale più apprezzate al mondo.

Editoria digitale e tradizionale: perché si continua a contrapporle?
La verità è che questa contrapposizione interessa soprattutto gli addetti ai lavori, perché le diversità riguardano soprattutto il processo produttivo, distributivo e commerciale; passare da un contesto a un altro significa cambiare modo di lavorare, competenze nuove, cambiamento; in altre parole, probabilità che qualcun altro prenderà il tuo posto nel nuovo contesto. E’ una contrapposizione determinata da una profonda discontinuità nella cultura industriale del mondo editoriale.
Per i lettori, la faccenda è diversa; digitale vuol dire modi e possibilità di leggere in più rispetto a quelli tradizionali. L’esperienza della lettura è arricchita dal digitale; al netto di qualche nostalgia che non deve sorprendere.

Qual è la situazione dell’editoria digitale in Italia?
Nonostante in Italia vi siano una cultura del digitale povera e una politica verso di esso molto disattenta, il percorso di diffusione e di crescita dell’editoria digitale non è molto diverso da quello di altri paesi più avvantaggiati; da noi il mercato è nato più tardi rispetto a USA, Regno Unito e, in minor misura, Germania rispetto ai quali abbiamo un ritardo di qualche anno e la crescita è solo leggermente più lenta.
In parte, bisogna dare merito ai lettori e agli editori italiani di non essere stati con le mani in mano. In gran parte, però, ciò deriva dalla natura globale di questo mercato; la presenza in un mercato dei player globali e la concorrenza che esercitano tra loro e verso i player locali sono un agente di sviluppo cruciale: tra il 2011 e il 2012 l’Italia è diventata territorio di conquista diretta e di battaglia da parte di Amazon, Apple, Google, Kobo e Samsung.

Com’è nata Bookrepublic?
Bookrepublic è nata nel 2010 perché due professionisti quasi veterani dell’editoria hanno ritenuto che fosse in atto una rivoluzione che valeva la pena di essere vissuta fino in fondo e che per fare ciò non ci fossero le condizioni stando seduti dietro a una scrivania dirigenziale nei palazzi di grandi e importanti editori (tradizionali); ed è nata perché alcuni investitori hanno creduto in un’idea che continuano a sostenere.
Sembrerà retorica da Silicon Valley, ma siamo nati in uno scantinato di Viale Montenero 44 a Milano. Le nostre sale riunioni erano un bar e alcune trattorie nella zona.

Cosa è cambiato nelle strategie di marketing di Bookrepublic negli anni?
Tantissimo; in tre anni, moltissime persone si sono avvicinate alla lettura digitale e molta tecnologia ha enormemente arricchito questa esperienza. In una prima fase, in cui la disponibilità di titoli era scarsa, abbiamo lavorato molto sull’interfaccia del nostro store e sui modi per rendere più visibile e attraente possibile il nostro catalogo; poi, quando gli sconti e le promozioni (uguali per tutti) sono diventati fattore cruciale nella relazione con i lettori, abbiamo arricchito la nostra offerta con scelte di qualità, contenuti a servizio del lettore, percorsi di lettura e altre iniziative per differenziaci. Il risultato delle nostre azioni è una percezione positiva di Bookrepublic in rete, una customer base in forte crescita e attiva; oggi siamo prevalentemente concentrati su questa relazione.

Quali strumenti avete usato per sopravvivere in un mercato in cui pesano abbondantemente anche Amazon, Apple e Google?
Abbiamo sempre pensato di dover costruire sul gap tecnologico e di risorse rispetto ai player globali i nostri punti di differenziazione. Dobbiamo ogni giorno stupire i nostri lettori con qualcosa, creare con loro una relazione calda e interattiva e non solo sullo store.
La qualità dell’esperienza di lettura non è data solo dall’eccellenza del servizio, ma anche dal calore e dalla passione che anima il servizio: questo è il terreno su cui noi lavoriamo.

Quali sono gli ostacoli da superare nel vendere ebook?
Occorre uscire dalla logica della standardizzazione dell’offerta e dall’appiattimento sulle promozioni uguali su tutti gli store. E pensare che vendere un ebook sarà sempre di più vendere un’esperienza e non un prodotto.

Per un distributore di editoria digitale, quali sono i criteri per valutare la qualità del servizio offerto?
Siamo usciti dalla fase in cui gli editori andavano tutti presi per mano e accompagnati; ora gli editori sono molto più propositivi e anche esigenti in termini di visibilità e risultati. Quando esce un titolo deve essere immediatamente in vendita su tutti gli store e avere la massima visibilità nella comunicazione che gli store fanno ai propri clienti nella loro home page, nelle newsletter e sui social network: il lavoro del distributore si misura sull’efficacia nell’ottenere questi risultati.

Con la diffusione dell’editoria digitale stanno nascendo nuove figure professionali in area marketing e vendite. Quali avranno, a tuo parere, maggiore spazio nel prossimo futuro?
Fino a poco tempo fa erano le competenze di processo a prevalere perché la priorità era soprattutto la modifica del workflow in funzione di un prodotto digitale o multiformato. Oggi prevalgono quelle di community e content management. La relazione diretta con il lettore non è mai stata al centro dell’attività editoriale. Oggi, invece, si parte da lì.

Di Salvatore Nascarella (@nascpublish)

libro cartaceo + ebook? Si può, e si chiama bundling

Qualche giorno fa è comparso su Publishing Perspective un interessante articolo sul bundling, cioè la vendita parallela di uno stesso titolo in cartaceo e digitale, dove l’acquisto di una copia in libreria consente anche di scaricare quella digitale.

Una strategia di business molto interessante, tanto che l’amico ed esperto del settore (nonché “collega” blogger) Gabriele Alese ha pensato di parlarne in ben due articoli (uno in luglio e uno pochi giorni fa): nel primo analizzava il modo in cui due editori italiani (finora gli unici: E/O e Utet, del quale parla anche Finzioni qui) hanno applicato questo modello, nel secondo si sofferma su due fattori molto importanti della questione: la percezione del valore della copia cartacea e la migliore modalità (cioè la più semplice ed efficace) per permettere all’utente di andarsi a scaricare la copia dell’ebook dopo aver acquistato il titolo in cartaceo.

Visto che Gabriele è come sempre molto preciso, competente ed esaustivo, in questo mio breve post vorrei soffermarmi su due altri aspetti di una pratica che trovo anch’io particolarmente interessante e meritevole di attenzione.

Il succitato articolo di Publishing Perspectives individua alcuni elementi rilevanti della questione, che sintetizzo schematicamente (rimandando ovviamente alla lettura integrale dell’articolo):

– il bundling permette all’editore di scoprire chi legge i suoi libri attraverso i dati provenienti dal download ed è un ottimo modo per costruire una relazione con il lettore e fidelizzarlo.

– I librai finora coinvolti nell’operazione si sono dimostrati molto favorevoli, perché possono vendere ebook senza forzare i lettori a una scelta tra digitale e cartaceo.

A quanto pare, si tratterebbe di un qualcosa capace di coniugare gli interessi di tutti gli elementi della filiera, non ultimi i lettori stessi, cosa già di per sé notevole. Ma gli esempi concreti menzionati nell’articolo costituiscono materiale da analizzare per cercare nuove linee di sviluppo e perfezionamento di una pratica che può rivelarsi molto utile sia dal punto di vista del marketing editoriale, sia da quello, ancora più importante, della promozione della lettura: come per esempio dare al lettore l’opportunità di scegliere una collezione di ebook di uno stesso autore, o di titoli simili proposti dalla backlist, facendogli quindi scoprire libri che altrimenti non avrebbe nemmeno mai trovato.

“Per ora  – conclude l’articolo – il bundling cartaceo + digitale contiene in sé la potenzialità di offrire un valore aggiunto. Questo perché la lettura è diventata un’esperienza ibrida.(…) Quanto più il campo del design dell’ebook continuerà a svilupparsi, tanto più possiamo sperare di vedere comparire nel mercato app e ebook più belli, intuitivi, e user friendly,”

Siamo infatti, è bene ricordarlo, ancora in una fase 1.0 (rispetto alle sue reali potenzialità) della lettura digitale, ancora l’ebook è molto vincolato al design e alla struttura del suo omologo cartaceo; gli editori si muovono per tentativi, a volte riusciti altre meno. Questa del bundling mi sembra un approccio molto intrigante, da seguire con attenzione e su cui gli editori (e i loro uffici marketing) dovrebbero riflettere bene.

Per quanto mi riguarda, il “doppio passo” del libro cartaceo e digitale, la valorizzazione della backlist e l’esperienza di lettura “ibrida” (che io a Librinnovando 2011 avevo definito “meticciato“) sono tutti temi che mi stanno a cuore non da oggi e in cuor mio ero sicuro avrebbero condotto a nuove strade e nuove pratiche dove in primo piano ci fossero anche la lettura e i lettori. Forse ci stiamo muovendo (anche) verso questa direzione.

P.S. Aggiornamento dell’ultima ora: anche Amazon da ottobre prossimo si dà al bundling, sotto il nome (efficace) di Matchbook, ovviamente riservato ai possessori di Kindle (o delle sue app).