Il Canada è noto per il poutine, i parchi naturali, la gente cortese, lo sciroppo d’acero, le giubbe rosse.
Insomma, uno si aspetta un Paese di boscaioli sereni e… invece scopre un mondo di lettori di ebook! Li vedi in metropolitana, seduti a un tavolo in attesa di cibo, per strada, in auto e buttando l’occhio sull’ereader, il tablet o lo smartphone del caso ti accorgi che stanno proprio leggendo libri. Davvero.
Ok, non c’è da stupirsi: gli italiani si dice che leggano poco, quindi leggono anche pochi ebook e comunque vuoi mettere quanto sono più “cool” le App?!
Mi son dato alcune ragioni per spiegare il fenomeno canadese, alla luce di qualche giro nelle librerie e della visita casuale a una piccola biblioteca che ha sede in una chiesa sconsacrata di Quebèc City. Il succo è che credo sia, anche, una questione strutturale.
Ad esempio, la piccola – ripeto, piccola! – biblioteca quebecchese oltre ad avere un discreto catalogo di libri cartacei, dava la possibilità di accedere al prestito degli ebook e se volevi potevi prendere in prestito anche un ereader a scelta tra 3 modelli diversi (o 4, non ricordo). I modelli erano esposti vicino al banco del prestito, assicurati contro eventuali furbetti, ma potevano essere toccati, provati, “sfogliati”. E non erano modelli preistorici. Avrei voluto fare foto per avere testimonianza visiva, ma mi sembrava poco carino. Ne ho fatta solo una mentre uscivo.
Servizio fotografico a parte, è indubbia la capacità e la volontà “politica” delle biblioteche di accogliere l’editoria digitale e di metterne i prodotti a servizio del pubblico.
Sì, perché in Canada, le biblioteche pubbliche hanno investito in ebook. Per farvi un’idea degli investimenti, dei risultati e della logica che sta dietro a questa scelta vi consiglio di dare un’occhiata a due articoli: Borrowing eBooks from Canadian Libraries Is on the Rise e Cresce il prestito di ebook in Canada
Passo rapidamente alla questione librerie tradizionali. Mi ha stupito che un punto vendita di una grossa catena canadese (su tre piani) avesse piazzato praticamente all’ingresso e in bella vista per chiunque entrasse un tavolo con degli ereader (Kobo) con libertà da parte dei clienti di sfogliare su supporto digitale le novità appena uscite.
Sul tavolo c’erano solo gli ereader. Niente articoli da cartoleria, nessun altro apparecchio tecnologico o bestseller impilato: solo gli ereader e la loro promozione. A un passo dal tavolo, 3 scaffali di accessori per ereader (custodie, lampade per leggere di notte, proteggi schermo ecc.). Per carità, per esser messo lì quel prodotto deve vendere a sufficienza e avere il suo appeal, ma è anche questione di scelte di posizionamento in libreria. E in ogni caso, gli ereader erano accesi, funzionanti e con testi caricati e consultabili.
Ora, è vero che Kobo è un’azienda franco-canadese e che Kobo era gran parte degli ereader che ho visto anche in giro, è verò che in Canada Kobo controlla il 47% del mercato degli ebook. Come dire, gioca in casa.
È però altrettanto vero che le resistenze incontrate da noi per far convivere nello stesso spazio libri ed ebook sono dure a morire. Sarà la crisi, la lotta per monetizzare in tempi rapidi, lo spazio disponibile, ma in Italia non vedo ancora un modello di business che accompagni la libreria tradizionale a servirsi del digitale.
Se avete esperienze diverse, ditemi!
In fin dei conti, la lettura è pur sempre la lettura. Non importa con quale formula o piattaforma si legga: è questione di diffusione della cultura. Questo concetto sta, forse, alla base della questione strutturale cui mi riferivo all’inizio del post.
Il Canada non è il paese di Bengodi, sia chiaro, ma considero l’esperienza canadese in fatto di editoria digitale e mercati un test riuscito, almeno per quel che ho visto.
Salvatore Nascarella (@nascpublish)