Ha fatto discutere e penso farà discutere ancora l’articolo su Altraeconomia dal titolo eloquente: “In libreria come al supermercato“, che descrive alcune delle dinamiche dell’editoria di oggi: si parla dell’oligopolio dei grandi gruppi editoriali, della bibliodiversità (in via di estinzione) e dei nuovi manager dell’editoria che provengono dalle grandi catene di ipermercati e della grande distribuzione di altro tipo. Interessante anche la replica (piuttosto piccata, a dir la verità) della Feltrinelli, evidentemente punta sul vivo. Insomma, lettura raccomandata, non perché necessariamente vera, ma perché alcune cose che vengono riferite non sono opinioni, ma dati di fatto da prendere in considerazione.
E’ proprio a questo stato di cose che intende reagire la repubblica dei lettori auspicata da Finzioni con il suo Libretto rosa che, nel suo “nonalogo” (non decalogo) pone in evidenza come i libri non appartengono ad altro che a chi li legge; “i libri esistono perché esistono i lettori”, i quali, in un mondo in cui le gerarchizzazioni valgono sempre meno, hanno il diritto e il dovere di prendere il loro giusto spazio (e autorità) in una piramidizzazione gerarchica ormai insensata del mondo culturale.
Intanto Amazon sembra in un certo modo venir incontro a questo tipo di esigenze fornendo un nuovo servizio ai possessori del Kindle, che con la funzione @author possono comunicare direttamente con gli autori del libro che stanno leggendo. Per ora naturalmente siamo in una fase pilota, ma un autore (non italiano, ovviamente) racconta la sua esperienza in merito, tutt’altro che negativa. Il titolo del pezzo si chiama, anche in questo caso eloquentemente “Socializing inside the book”.
Ma Amazon non si ferma qui e voci indiscrete (a dir la verità sempre meno indiscrete) parlano ormai dell’arrivo imminente del Kindle Tablet. Anzi, c’è addirittura chi l’ha visto e usato con le proprie mani e lo descrive in maniera abbastanza dettagliata. Il pezzo è in inglese e, estrapolando i punti principali, ecco un rapido identikit del Kindle Tablet:
Si tratta di un device con schermo a 7 pollici touch screen multi-touch (ma solo per due dita, non dieci come l’iPad); schermo retroilluminato a colori (niente e-ink, questa volta). Prezzo? Direi più che competitivo: 250 dollari (in euro dipenderà dal cambio, ma comunque siamo sui 200 euro scarsi).
Il tablet Amazon gira con Android, ma l’interfaccia è tutta targata Amazon e Kindle. Il player per la musica è un Amazon’s Cloud Player; il movie player è l’Amazon’s Instant Video player. L’app store di riferimento è l’Amazon’s Android Appstore. Se pensate di trovare qualcosa di Google, farete una ricerca vana.
Se volete altre specifiche, leggetevi il pezzo per intero, non è lungo né difficile.
Infine, per concludere con Amazon, altre voci indiscrete (questa volta molto voci e molto indiscrete) riportate però nientemeno che dal Guardian (che a sua volta riporta il Wall Street Journal, il quale riporta a sua volta “fonti autorevoli” non meglio specificate), dicono che Amazon entrerà nel business del prestito digitale. Come? Con un servizio simile a Netflix specifico per i libri digitali, nel quale i clienti pagherebbero una quota annulae per avere accesso alla biblioteca. Quindi Amazon mirerebbe a offrire una sottoscrizione al servizio bibliotecario ai membri del suo suo paid-for Prime program, che attualmente offre film e TV on demand per un abbonamento mensile.
Il servizio sarebbe inizialmente solo per gli States, ma presto sicuramente approderà alle bianche scogliere di Dover per poi… chissà.
La conclusione dell’articolo del Guardian è piuttosto chiara: “I can’t see how it won’t sound the final knell for bricks-and-mortar libraries – even academic ones. If you can “borrow” the ebook instantly from your living room, why would you bother schlepping into town to pick it up in person? It’s a super-smart move on the part of the company, but the real-world fallout could be extensive.”
La repubblica dei lettori si trasfomerà in un regno Amazon?