Digressione

Ancora su cartaceo e digitale, reading experience e Amazon

Durante la settimana sono tornati al centro del dibattito argomenti e temi non nuovi, ma sempre attuali, che non a caso riprendono, integrano e completano alcuni miei post scritti in un passato più o meno recente.

Andare oltre – Per fare un esempio, proprio l’ultimo articolo qui apparso trattava della necessità per gli editori di andare oltre la mimesi del modello cartaceo, ed ecco che su Publishing Perspectives appare la cronaca di una conferenza all’interno della Fiera del libro di Londra, intitolata significativamente “Publishing for Digital Minds“, in cui si sono sentite frasi come: “Gli editori oggi capiscono che non possono semplicemente replicare in formato digitale quello che fanno nel cartaceo (…) Devono immaginare modi più estesi di comunicare l’informazione.”

Un concetto in particolare mi sembra opportuno evidenziare: “Non si tratta di un nuovo gioco: abbiamo avuto 70 anni di digitale, 40 di ebook, 30 anni di internet, 25 di web, 10 di Facebook e l’iPhone ha 7 anni. Non è possibile parlare ancora di nuove tecnologie”.

La questione cruciale, si è anche detto nel convegno, è che “gli editori devono capire che dovranno lavorare con nuovi partner e che è arrivato il tempo di distaccarsi dalla versione digitale di un modello cartaceo e far leva sulle potenzialità del digitale”.

La lettura in streaming – Nel corso della conferenza è stata anche data particolare attenzione a Scribd e al modello di sottoscrizione di contenuti sul modello di Spotify o Oyster: anche di questo avevo parlato poche settimane fa in un post, ed ecco che puntuale Laterza lancia i suoi libri (o almeno parte di essi) in streaming. Ne ha parlato, tra gli altri, Wired Italia e subito si è scatenato il dibattito, nel web e sui social.  Una delle (giuste) perplessità verte sulla limitatezza (per ora) dei titoli – 300, come gli spartiati alle Termopili – e il costo mensile del servizio, quasi 8 euro (7,90, per la precisione). Un passo falso, o almeno troppo affrettato? Certo i dubbi ci sono, e sicuramente  è un po’ azzardato chiedere al lettore, in questa fase, un prezzo simile per un’offerta del genere. Ma Laterza sembra molto sicuro di se: non resta che attendere l’evoluzione degli eventi.

Amazon e la reading experience – Altro argomento al centro dell’attenzione questa settimana è stata la mossa di Amazon di rivelare non solo la top ten degli ebook più  venduti, ma anche svelare quali sono i brani più sottolineati di sempre. Sempre su Facebook ha detto la sua Gino Roncaglia e si è trattato di un intervento giustamente degno di essere riportato anche in altri contesti, come ha fatto Ebookreader Italia. Roncaglia dice cose giustissime, ma personalmente i dati Amazon a me non stupiscono quasi per niente, dato che la mia esperienza di lettore digitale (e utente affezionato del Kindle) è molto fedele al ritratto che fornisce Amazon e che Roncaglia sintetizza in 5 punti:

1 (e 3). nel digitale si sottolinea molto, anche nella narrativa (l’ho sempre trovato molto più pratico e agevole, non capisco lo stupore, sinceramente); 2. i classici non sono dimenticati (grazie al Kindle ho letto, in ordine: i Karamazov, Anna Karenina e Guerra e pace, la lettura dei quali, su carta, avevo colpevomente sempre rimandato); 4. le sottolineature sono spesso abbastanza banali, e si limitano a evidenziare frasi un po’ da Baci Perugina. Vero, e vedere sottolineata quella tal frase da un tot di lettori potrebbe spesso tentare anche noi, o comunque attribuisce alla frase banale un rilievo e un valore che in effetti non ha, e questo è uno dei rischi un po’ subdoli di questa funzionalità: l’altro rischio è quello della privacy, e anche di questo ho parlato in passato, anche perché è un tema quasi inevitabile quando si parla di lettura digitale.

Digitale + cartaceo – Infine, come ultimo – ma forse più singolare – link, vorrei lasciarvi con Etienne Mineur, inventore francese che ha a mio parere compreso perfettamente cosa significa la convivenza (o, come piace dire a me, “meticciato”) di cartaceo e digitale e l’ha interpretata a suo modo, secondo me un modo piuttosto geniale e sicuramente degno di attenzione: su Publishing Perspectives ho trovato questo video che vi invito a guardare fino in fondo, ma su Youtube ne trovere molti altri.

Buona visione, e buona Pasqua.

 

l’Italia dei libri, ma non dei lettori: alcune considerazioni sui dati Nielsen

ImmagineAlcune rapide considerazioni sul tema del momento, i dati del rapporto sull’acquisto e la lettura di libri in Italia nel triennio 2011-2013, commissionato dal Centro per il Libro e la Lettura all’agenzia Nielsen.

Il primo dato è il calo medio sia nella percentuale dei lettori (dal 49% al 43%) che degli acquirenti (dal 44% al 37%). E si parla sempre di “chi ha acquistato/letto almeno un libro in un anno”. Uno. In un anno.

Dal momento che il triennio preso in considerazione corrisponde anche a quello in cui la lettura digitale ha iniziato la sua espansione, qualcuno si è legittimamente chiesto se gli ebook abbiano in qualche modo compensato l’emorragia del cartaceo. Se ci si basa sui dati, questi dicono che a fronte di un calo del 9% di acquirenti e di lettori su carta è corrisposto un incremento rispettivamente del 14 e del 17% su cartaceo. Sembrano cifre confortanti, ma lo sono un po’ meno seImmagine Immagineanalizziamo il parallelismo carta e diigitale: qui infatti vediamo che al calo menzionato in precedenza di 7 punti percentuali tra gli acquisti di libri dal 2011 al 2013, per gli ebook l’incremento registra solo un punto, dall’1 al 2%. Lievemente maggiore, comunque in crescita, la relazione tra lettori di ebook nel triennio, in cui si registrava un 2% di lettori digitali nel 2011, mentre nel 2013 erano il doppio. Quelli cartacei nel frattempo sono scesi dal 48 al 42%. Anche in questo caso, mi sembra in ogni modo che il consuntivo sia in perdita, ma forse sono io che vedo il bicchiere mezzo vuoto.

Certo il numero di ebook acquistati nel triennio ha registrato un aumento molto consistente, passando da 1 a 4 milioni (+291%); se poi si parla di ebook letti si arriva anche a 7,4 milioni (dai 3,4 del 2011).

Appare quindi chiaro che l’ebook è in continua crescita, seppure forse meno dirompente di quanto non supponessero gli entusiasti del digitale, soprattutto prendendo come parametro la crescita quasi esponenziale negli USA. Ma  né gli editori italiani né le abitudini dei lettori non sono come quelle statunitensi e c’era da prevedere che la prudenza editoriale nei confronti dell’ebook si riflettesse sui dati di acquisto e lettura, come infatti è  successo. Inoltre, mi sembra indubbio il fatto che chi ha speso per un ereader è soprattutto un lettore forte, quindi si tratta sempre di un rafforzare bastioni che erano già ben presidiati. Insomma, non si parla di un recupero di lettori, a mio modo di vedere, ma di un rafforzamento o di nuove abitudini di lettura da parte di lettori già attrezzati.

Un dato che invece mi sta a cuore rilevare è il seguente: quasi il 60% delle copie acquistate sono nella fascia di prezzo sotto i 10 euro: 23% tra gli 11 e i 15 euro, il restante oltre questo prezzo. Inoltre, la fascia di prezzo inferiore ha guadagnato il 5% di acquirenti, tanti quanti ne hanno persi le fasce superiori.

Tutto questo fa inevitabilmente sorgere la domanda se magari non sarebbe ora che gli editori iniziassero a fare maggiore attenzione alle politiche di prezzo da una parte, ma anche a quelle editoriali dall’altra. In pratica, almeno tre o quattro punti credo sia d’obbligo accennarli:

prezzo inferiore per le prime edizioni (non è accettabile che una brossura anche poco elegante di un libro di 106 pagine di testo a corpo non piccolo sia venduta al prezzo di 15 euro – non voglio fare nomi, ma è un caso vero e recente);Immagine

– una minore bulimia produttiva, che porta nelle librerie un numero irragionevole di titoli spesso non all’altezza del nome dell’editore e/o della collana in cui sono inseriti;

– maggiore cura nell’editing e attenzione nei confronti dell’oggetto libro;

– riconsiderare la politica degli anticipi agli autori considerati forti e che magari poi tanto forti non sono, o comunque non da giustifcare le cifre pattuite. Magari i soldi risparmiati potrebbero essere investiti in politiche per la promozione della lettura, mirando soprattutto alle biblioteche e alle scuole.

Che poi alla base di tutto ci sia anche una forte esigenza di ritessere da zero una cultura della lettura, un’educazione civica che veda nel libro uno strumento necessario e non accessorio per la vita, questo è quasi scontato. Ma ognuno deve fare la sua parte. E quella degli editori non mi sembra affatto secondaria.

Per chi è interessato a un punto di vista sicuramente più autorevole del mio,  può leggere l’intervento di Loredana Lipperini intitolato “Perché il rapporto Nielsen sulla lettura deve farci paura“.

Segnalo infine l’interessante discussione nata da un intelligente post (e non poteva essere altrimenti) di Gino Roncaglia sulla sua pagina facebook: Pubblicazione di Gino Roncaglia.

A proposito – ancora – di libri di carta e digitali

Questa settimana mi sono imbattuto in alcuni bei post che vorrei qui condividere con voi.

Il primo è intitolato “Non esistono idee isolate, esistono solo ragnatele di idee” ed è secondo me un post da prendere a modello su come si scrive un articolo di un blog: breve ma completo, con link precisi di approfondimento e di ampliamento del tema (la necessità di ripensare e, direi, resettare il modo di concepire la produzione e la trasmissione della cultura nell’era digitale, perfettamente descritta anche dall’ottimo post di Luca Sofri nel suo blog Wittgenstein e intitolato “La fine dei libri“) e una piccola sitografia finale per inquadrare l’argomento anche in maniera diacronica. Da leggere in tutti i suoi percorsi, per farsi un’idea seria e non superficiale sulla sempre troppo banalizzata querelle cartaceo vs. digitale.

Il secondo è un’infografica su come un libro cartaceo diventa testo digitale (“How A Printed Book Becomes A Digital eBook“): la trovo molto eloquente per dimostrare quanto sia fallace l’idea purtroppo comune che il digitale è un processo di lavorazione più facile e meno laborioso – e soprattutto meno costoso – del cartaceo.

Infine, un interessante articolo che mostra concretamente come e perché il cartaceo avrà sempre una sua ragione d’essere, seppur limitata a edizioni particolari, dove l’estetica si coniuga con la funzionalità del supporto e il libro privilegia anche la sua identità di oggetto, da avere e mostrare. Un po’ quello che sta succedendo in campo musicale al vinile, acquisto quasi d’obbligo per collezionisti e appassionati.
L’articolo a cui mi riferisco si intitola “Are Print Books Becoming Objets d’art?” e ha anche il merito di segnalare alcuni libri davvero interessanti (di uno si era parlato tempo fa in certi ambienti del web come appunto esempio di libro che in digitale avrebbe poco senso) a cui mi permetto di aggiungerne uno, ma chissà quanti ancora ce ne sono, e magari potreste segnalarli voi stessi.