Twitter: il miglior posto per parlare di libri (?)

Chi bazzica Twitter sa che non è facilissimo creare quello che si chiama un trend topic, cioè un argomento di discussione (contrassegnato dall’hashtag #) ad alta frequenza. Soprattutto se questo argomento sono i libri e l’editoria in generale.
Invece alcuni pazzi ci sono riusciti addiritura più di una volta: la prima è stato per merito delle ragazze di librisulibri, che hanno lanciato l’hashtag #caroeditore, una serie di mini-messaggi (twitter permette solo 140 caratteri, hashtag compreso) agli editori da parte di lettori, digitali o meno, che esprimevano i loro dubbi, le loro domande o le loro proposte (se vi interessa, l’ineffabile Mafe de Baggis ha raccolto tutti i tweet in un PDF qui).

La seconda volta è avvenuta oggi stesso, in occasione dell’incontro presso la Biblioteca Comunale di Empoli battezzato – a mio modesto parere poco felicemente – Byebyebook?, titolo che ha dato anche il nome all’hashtag (ma senza punto interrogativo, ulteriore errore).
Non sono stato l’unico ad aver espresso perplessità per questo nome, e l’ho fatto sostanzialmente per due ragioni: il primo è che le parole sono importanti, e se chiami così un evento significa che vuoi comunicare quel determinato messaggio. Se non è vero (come non lo era) allora hai sbagliato titolo. Nel mondo degli atomi rischi così di attirare meno gente di quanta forse ne sarebbe venuta con un titolo meno fuorviante, nel mondo dei bit e nella fattispecie su twitter (dato che era un incontro nato per essere diffuso e discusso su twitter) ti attiri gli strali di tutti i fondamentalisti cartacei e gli annusatori di colla e inchiostro, appiattendo così la discussione sulla trita, triste, tremenda e trollesca dicotomia libro cartaceo vs ebook, che è quanto di più miope e manicheo si possa pensare quando si parla di lettura digitale.

Chi è interessato a (ri)percorrere gli interventi della giornata, li può trovare su Storify, dove li ha raccolti la bravissima Marta Traverso (qui le sue prime impressioni dell’evento), la quale, insieme a Silvia Surano ha gestito l’evento su twitter, mentre una selezione di alcuni tweet lo si trova qui.

Da parte mia, tengo a dire solo una cosa: mi ha fatto un po’ tristezza il fatto che, mentre relatori interessanti esprimevano le loro altrettanto interessanti tesi a Empoli, su twitter è stata praticamente quasi solo una mera contrapposazione tra “cartacei” e “digitali” (e molto, lo ripeto, a causa di quel nome assai fuorviante), mentre si sono un po’ persi i veri gangli dell’argomento, tra cui la questione dei diritti d’autore (e tale riguardo rimando all’esperto Marco Giacomello, che ne ha appunto parlato), quella del self publishing che da molti sembra essere visto una delle escrescenze maligne del digitale; o quella del come ripensare alcuni ruoli della filiera, da quello dell’editore a quello delle biblioteche, senza dimenticare naturalmente la scrittura e l’autore stesso, posti di fronte ad una nuova sfida.

Altro dire non vo’, se non ribadire quanto già scritto nel mio contributo all’interno del libro (da leggere tutto, dalla prima all’ultima pagina) La lettura digitale e il web – ecumenicamente publicato in cartaceo e in digitale – e in alcuni miei recenti post su argomenti come il meticciato editoriale (di cui ho parlato anche a Librinnovando 2011), l’inutile contrapposizione carta-digitale e la necessità di ragionare secondo schemi nuovi e affrontare le nuove modalità che ci offre l’ebook; infine, su self publishing e ruolo dell’autore, ho parlato tempo fa con lo stesso Luca Lorenzetti, uno dei relatori di Empoli, mio personale amico e gran conoscitore del mondo della scrittura 2.0 (a proposito, avete letto il suo libro,vero?).

Insomma, gli argomenti non cambiano, ma per fortuna si rinnovano gli interlocutori; la mia speranza è che, pur se ancorati pervicacemente al mondo cartaceo, possano almeno avere la curiosità di conoscere un po’ più da vicino questo terribile strumento del demonio chiamato ebook (e ereader) senza il timore che uccida e faccia sparire l’amato oggetto di carta che tutti amiamo.
Del resto, chi legge dovrebbe avere una mente aperta e flessibile, lontana da integralismi e fanatismi che ne sono l’esatto opposto.
O no?

6 pensieri su “Twitter: il miglior posto per parlare di libri (?)

  1. Ciao Marco, più passa il tempo e più mi rendo conto che una chiara comprensione degli ebook da parte dei più si avrà nel momento in cui i lettori digitali a inchiostro elettronico raggiungeranno davvero il mercato italiano. Insomma, il Kindle è finalmente giunto ma non ha finora innescato un aumento significativo della lettura digitale (non retro illuminata) in Italia.

    Se fare esperienza di un ebook porterà solo “fatica” agli occhi del lettore non vi potrà mai essere un dialogo serio su questo nuovo modo di usufruire dei contenuti un tempo esclusiva assoluta dei libri – perché di questo stiamo parlando, come giustamente scrivi.

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