la sottile linea rossa del self-publishing: ne parla Mauro Sandrini.

Di self-publishing se ne è parlato all’ultima edizione di Librinnovando in un panel dedicato (qui), se ne parlerà al Salone di Torino sabato 12 maggio, con Mauro Sandrini e Sergio Covelli. Tra i due eventi, è uscito questo articolo di Maria Cecilia Averame dal titolo significativo: “Se il self publishing e’ il dito, la redazione è la luna che perdiamo di vista” che vale la pena di leggere non solo perché Maria Cecilia scrive ed espone le proprie idee molto bene, ma anche perché ciò che dice riflette molto bene un sentire comune diffuso nel mondo editoriale.

Da redattore qual sono, devo dire che inizialmente ho abbracciato in toto l’Averame pensiero, ma poi ho pensato che di self-publishing non ne so abbastanza o comunque ne ho solo una visione, appunto, da operatore del settore e quindi sostanzialmente diffidente.
Conosco però persone che stimo che la pensano in tutt’altro modo rispetto a Maria Cecilia e per avere anche l’altro punto di vista ho interpellato l’amico Mauro Sandrini, non a caso autore del “manifesto dell’autopubblicazione “Elogio degli Ebook” e che di self-publishing ormai si occupa a tempo pieno e ha anche fondato il selfpublishing Lab.

Vorrei che quest’intervista fosse comunque spunto per un ulteriore approfondimento dell’argomento e mi auspico commenti con repliche e controrepliche, se necessario, perché la questione non può esaurirsi in poche battute e spero anzi che a Torino emergano bene le diverse facce del fenomeno del self-publishing.

Intanto, da parte mia ho fatto a Mauro Sandrini quattro domande molto precise:

Prendendo spunto dall’articolo di Maria Cecilia Averame, vorrei mi dicessi almeno due miti (negativi) da sfatare riguardo l’e-publishing.

Nel mondo dell’editoria è comprensibile che si guardi con sospetto a un entità dai confini indefiniti come il self-publishing. All’interno di questo mondo si raccolgono posizioni eterogenee, infatti, da chi agogna vedere il proprio libro pubblicato a tutti i costi, fino ai puristi dell’autoeditoria e ai cultori dell’arte tipografica. Che dire? A me pare che il primo mito da sfatare sia quello della contrapposizione. Non credo affatto che gli editori, grandi e piccoli, stiano sui lati opposti della barricata. Francamente non sono neppure sicuro che la barricata ci sia.

Personalmente credo che il self-publishing sia un epifenomeno della crisi sociale ed economica che stiamo vivendo. La tecnologia ha abilitato un processo, quello dell’autoproduzione in ambito editoriale, che non è affatto intrinseco al mondo dell’editoria, ma viene dall’esterno come risposta alla crisi. Io non lo considero nè positivo, nè negativo, mi limito a registrarlo.

Un altro mito da sfatare rispetto al self-publishing è quello della qualità. Anche qui resto sorpreso: ma è davvero così complicato arrendersi all’idea che i lettori decidano da sé o in gruppo di ciò che è valido da ciò che non lo è? Intanto che il criterio di selezione era determinato dalla sola configurazione di mercato editoriale andava bene tutto, ora che al criterio di mercato se ne affiancano altri che nascono dal basso (si veda per es. l’eccellente lavoro di Librinnovando o di Ledita) ci si stupisce. Io resto affascinato che i lettori possano individuare percorsi autonomi e indipendenti dal mainstream. Cosa che, anche grazie agli ebook, e al lavoro dei self-publisher è più facile che in passato. Il mio libro, per esempio, non esisterebbe e non avrebbe avuto la diffusione che ha avuto senza il passaparola esclusivo dei lettori.

Quindi editore e self- publishing non sono necessariamente due soggetti in confllitto e antitetici.

Per nulla. Anzi. Trovo interessante quando sviluppano alleanze e da cosa nasce cosa. Per esempio Tommaso Minardi ha raccontato la sua storia di editore “amico” dei selfpublisher qui:
L’aspetto interessante è che lui ritiene che un editore ha interesse affinchè i suoi autori imparino dai selfpublisher i “trucchi” del mestiere. Un ribaltamento di prospettiva che trovo entusiasmante. (Non ha caso l’ho scelto come editore!)

Mi spieghi in poche parole il progetto di SelfpulishingLab? Chi siete, cosa volete, come volete ottenere ciò che volete.

E’ semplicissimo: condividere con altri autori gli strumenti più aggiornati per pubblicarsi in autonomia il proprio libro e per raggiungere il numero più ampio possibile di lettori. Il tutto partendo da sé e annullando i costi e i limiti che molti editori ancora impongono.
E’ un approccio tecnico e concreto che diventa culturale e politico. O almeno questa è l’ambizione. Per cominciare organizziamo un primo corso online gratuito su questi temi qui e un primo seminario internazionale “live” il prossimo 15 giugno qui:

Negli Stati Uniti è una realtà che frutta anche parecchi soldi ad alcuni autori, in Italia ancora deve prendere piede. Come vedi il fenomeno dell’autopubblicazione in Italia da qui ai prossimi due-tre anni?

Non sono un astrologo (anche se ho sempre sognato di scrivere oroscopi!). Ci sono stime secondo cui negli Stati Uniti al momento ci sono circa 500.000 selfpublisher. In Italia siamo molto al di sotto, ovviamente. Tra qualche anno chi lo sa.
E comunque quello che trovo interessante è cercare di scoprire se può nascere un movimento, magari piccolo, di self-publisher consapevoli. Questo sì che lo trovo davvero interessante. Il mio obbiettivo ora è lavorare per questo.

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