Distribuzione e piccoli editori: è in gioco la bibliodiversità

Mi è capitato nelle settimane passate di confrontarmi con alcune librerie sulla questione della distribuzione e piccola editoria. La piccola editoria ha vita difficile non da oggi, un po’ come i librai.
Per chi non sapesse di che si parla consiglio di leggere due articoli vecchiotti, ma ancora attuali: uno di Giulio Mozzi e uno di Paola Dubini.
In linea di massima i nodi della questione sono due:

  1. Il rapporto distributivo diretto editore-libreria ha i suoi vantaggi, perché taglia un passaggio della catena (il distributore), concede qualche punto di sconto in più alla libreria e, nel caso fili tutto a meraviglia, il libraio ha i libri e le novità in tempo comunque breve. Se poi il rapporto si fonda sul conto deposito, senza esborso per i libri presi, il librario può far festa.
  2. Le piccole case editrici sarebbero felici di avere una distribuzione diretta con le librerie, senza intermediari, perché dalle proprie pubblicazioni (quelle vendute) ne ricaverebbero un maggio profitto.

Ma nella realtà editoriale tradizionale ci sono dei bachi che frenano e complicano tale rapporto.
Da parte del piccolo editore c’è la difficoltà di impegnare risorse esclusivamente dedicate alla distribuzione diretta, che vuol dire promozione delle pubblicazioni, gestione del magazzino, ordini, invii, fatture e bolle, rese, recupero crediti, solleciti ecc. Tutto questo non per una decina di librerie, ma magari per 50, 100 e oltre sparse su tutto il territorio nazionale.
La filiera corta editoriale è paragonabile a una coperta corta che copre quel che riesce e comunque si sa che qualcosa prenderà freddo.
Ogni libraio conosce bene la propria libreria e ha il proprio metodo di gestirla. Non tutti hanno software gestionali, alcuni delegano all’editore il ruolo di memoria delle pubblicazioni presso il punto vendita. Il rendiconto del deposito può essere un collage di informazioni che in casa editrice si cerca di ricostruire, spesso non rispetta le scadenze pattuite. A volte i solleciti si sprecano.
Ora, detto che in un mondo editoriale perfetto la relazione distributiva diretta editore-libreria sarebbe una buona soluzione per la presenza in libreria dei piccoli editori, di fronte alle resistenze e alla fatica di cavarne a sufficienza per non disperdere energie e risorse, l’editore che alternative ha? Se a uno sconto maggiore al libraio corrisponde la difficoltà di sapere quanto la libreria abbia venduto e di conseguenza farsi pagare, il gioco della distribuzione diretta vale la candela? Intendiamoci, molti librai lavorano bene, sono responsivi, supportano le piccole case editrici promuovendone i libri, consigliandoli, ospitando eventi, si dannano per continuare la loro attività sul territorio. Lo sappiamo. Lavorano bene. Ma di questi tempi una casa editrice, come tutte le attività che ricercano il profitto almeno per la sopravvivenza (anche le librerie), ha bisogno di poter contare sulla trasparenza di tutti, sul gioco di squadra, non solo sui librai virtuosi. Altrimenti delega il lavoro di portare i libri in libreria ad altri, ai distributori, con buona pace del rapporto diretto, delle sinergie, del sentirsi spesso per parlare delle novità ecc.
E qui non c’entra niente lo spauracchio dell’editoria digitale, il selfpublishing o altro: c’entra l’onestà dei rapporti professionali.
Certo, anche gli editori possano giocare brutti tiri ai librai, come gli invii d’ufficio o l’over-loading, e anche su questo c’è da lavorare.
Per di più, in questi tempi il detto “pochi, maledetti e subito” pesa come piombo. A ciascuno quindi il proprio ruolo, onestamente e senza giocare sulla pelle di nessuno, se vogliamo dare un senso alla bibliodiversità.

Salvatore Nascarella (@nascpublish)

7 pensieri su “Distribuzione e piccoli editori: è in gioco la bibliodiversità

  1. Beh per rispondere ai tanti quesiti e alle tante giuste osservazioni, da gennaio 2014 è nata Booklet, che riunisce diversi piccoli editori nel tentativo di creare una rete con le librerie indipendenti sprovviste di conti aperti con la distribuzione che ha ormai fagocitato tutto! Per sapere di più, visitate il nostro sito http://www.bookletnews.it o la nostra pagina facebook come booklet milano.

  2. Il piccolo editore fa bene ad occuparsi direttamente della distribuzione, magari affiancato da un distributore che, visto il succedersi dei fallimenti del settore nonché la diffusa mancanza di attenzione alla bibliodiversità, oggi ha senso quale supporto/ausilio alle strategie di diffusione dei libri. Distributore che non deve rappresentare un magazziniere/spedizioniere che, nella stragrande maggioranza dei casi, semplicemente risponde ad ordini generati da altri canali. Il distributore deve garantire all’editore di potersi porre nei confronti delle librerie quale soggetto facente parte di un gruppo dotato di numerosità tale da risultare interessante, assumendosi l’onere di gestire tutte quelle fasi (contrattazione termini e scontistica, fatturazione, rendicontazione, pagamenti, resi, reimmissione in mercati alternativi, solleciti, recupero crediti), supportando l’editore nella promozione, ma lasciando a lui la centralità nella promozione capillare.
    Da un lato il distributore deve promuovere il marchio editoriale distribuito, stringendo accordi con le librerie, dall’altro l’editore informa (con il supporto del distributore) le librerie delle proprie novità.
    Ma viste le caratteristiche attuali del mercato, non ha più senso vedere il distributore partecipare in forma di percentuale alla spartizione del prezzo di copertina, bensì come prestatore di servizi a costo fisso. Ciò permette all’editore di guardare in prospettiva e meglio tarare le proprie strategie, alla luce di un costo non più variabile, aleatorio, fuori controllo e, spesso, troppo elevato.
    Da tutto ciò è nata la distribuzione libraria directBOOK.

  3. La mia libraia di fiducia mi aveva incaricata di segnarmi tutti gli editori che ritenevo interessanti al Salone del Libro e prendere contatti con loro. Secondo me non c’è più davvero bisogno della distribuzione al giorno d’oggi, un libraio può semplicemente aprire il sito della pagina dell’editore e scegliere. Oppure potrebbero nascere dei siti appositi che mettano in contatto editore e libraio da cui si possano fare ordini diretti… che poi non tutti gli editori sono lieti di avere un contatto diretto, certi quando l’abbiamo chiesto hanno rifiutato, dicendo piuttosto di contattare il distributore…
    Non so, secondo me se ci fossero dei programmi abbastanza semplici per essere usati da chiunque e che possano essere controllati da entrambe le parti… anche perché davvero, il 30% alla distribuzione è assurdo.

    • La Leggivendola stavo per segnalarti questo post 😀
      Ti ripeto, hai ragione. Se fossimo in un paese dove non ti fanno storie per darti 30 euro. Purtroppo a fronte di tanti librai onesti c’è anche chi fa il furbetto. E tu spendi ore a telefonare, ad andare in libreria e recuperare i libri (che poi non sono mai pronti e i conti nemmeno), a litigare. Purtroppo le case editrici hanno forze ridottissime. Ci si può permettere di perdere quel tempo lì a fare una roba che puoi dare in gestione a qualcun altro?

      • Oh, ma salve *O*/
        Su questo hai ragione, ci vorrebbe un qualcosa di sovrastrutturale che possa fungere da sostegno a entrambe le parti. Però non so se la distribuzione è ancora la strada giusta… anche perché non credo che ci sia ancora bisogno di una vera e propria ‘rappresentanza’ o ‘presentazione’ dei libri, la mia libraia dice che da lei non vanno mai ‘agenti’ a presentare i libri, è un servizio che ha cessato di esistere ma di cui sono rimasti i costi… questo per quello che ho capito, magari mi sbaglio, eh ò_ò
        Non so, forse un mediatore, ma una distribuzione che si prende il 30% del costo del libro mi pare veramente eccessiva…

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