Le tendenze editoriali del 2012: riflessioni sul sondaggio

Devo dire che il sondaggio che cinque giorni fa ho lanciato mi ha dato spunti notevoli di riflessione, soprattutto grazie ai commenti ricevuti e ad alcune considerazioni sparse raccolte per il web sull’argomento.
Prima di tutto,  i risultati: le due tendenze più segnalate sono state, nell’ordine:

– la diffusione degli ereader (22,42%)
– la questione del prezzo degli ebook (13,94%)

Seguono poi a pari merito (9,7%) tre voci:

– il proliferare degli eventi sull’editoria digitale
– diminuzione del prezzo dei tablet
– aumento della lettura digitale dei periodici

Il self publishing, il rafforzamento del monopolio di Amazon e il miglioramento della qualità degli ebook ottengono tutti la stessa percentuale (7,27%), seguiti dal 6,06% della trasformazione degli editori in erogatori di servizi editoriali; più timida la voce sulla regolamentazione del lending digitale (4,85%)
Da notare che, buon ultima (anche dopo la voce “altro”), l’opzione “l’avvento di un vero competitor di Amazon” ha ottenuto un pallidissimo 0,61%. Vorrei tanto si facesse viva la persona che ha cliccato su questa opzione, tanto per non farlo sentire troppo solo/a.

A parte gli scherzi, qualche conclusione e riflessione su alcuni dati mi sembra d’obbligo, a questo punto, e inizio dalle tre voci maggiormente cliccate.

In verità la prima era una falsa opzione, dal momento che si tratta piuttosto di un dato di fatto attualmente in corso e ben evidente: l’avvento di Amazon in Italia e una progressiva decrescita dei prezzi degli e-reader (preciso: non a schermo retroilluminato) sono fattori che hanno reso questo Natale davvero molto digitale sotto questo punto di vista: so di persone anche insospettabili che ora elogiano le virtù di Kindle e affini, segno che qualcosa sta davvero cambiando anche presso lettori forti fino a qualche mese fa molto legati al cartaceo.

La seconda opzione (il prezzo degli ebook) penso che sia inevitabile conseguenza della prima (almeno lo spero), anche se la questione è molto complessa e riguarda dinamiche che seguono logiche di diversa natura non sempre comprensibili a quello che poi sarebbe il destinatario ultimo di tutta la filiera del libro: il lettore.

Di sicuro invece la diffusione della lettura su ereader favorirà il proliferare degli eventi dedicati all’editoria digitale o comunque renderà maggiore l’impatto di quelli già esistenti: a proposito di questo, ricordo en passant che tra poche settimane sarà la volta del primo di questi eventi, If Book Then (il 2 febbraio a Milano) e Librinnovando si svolgerà non più a Milano ma nella capitale e occuperà ben due giornate (in aprile, giorni ancora da confermare).

Due fattori anch’essi indissolubilmente legati tra loro penso saranno la diminuzione del prezzo dei tablet e l’aumento di lettura digitale di periodici (quotidiani e riviste): in realtà la maggiore diffusione dei tablet avrà conseguenze notevoli anche in altri ambiti, primo fra tutti quello dell’editoria scolastica, ma di questo intendo parlare in un post  ad hoc; per quanto riguarda il giornalismo, sono ormai anni che sta vivendo una fase di profonda trasformazione (avevo dedicato all’argomento uno dei miei primi post un anno e mezzo fa, che rileggendo non risulta nemmeno troppo datato) di cui evidenti segni sono alcuni fenomeni degli ultimi tempi: apertura di blog da parte di molti giornalisti, ora anche presenti su Twitter; profili Facebook di testate nazionali cartacee e non; app delle stesse per smartphone promosse sempre con maggiore convinzione. Tutto per essere più vicini non solo alla notizia (con sempre maggior frequenza ormai non si citano agenzie, ma “tweets”), ma anche al lettore, per coinvolgerlo e ascoltarlo di più, per renderlo partecipe, perché la comunicazione non è più monodirezionale, ma si configura ormai come un qualcosa di collettivo e soprattutto connettivo, dove nell’ipertrofia di informazioni e di fonti di informazioni il giornalista non ha più  l’esclusiva e il suo ruolo deve perfezionarsi e assumere nuove forme, pena l’estinzione (che, considerati molti dei giornalisti in circolazione, non sarebbe nemmeno un peccato).
Credo che, come nel mondo dell’editoria libraria l’attenzione diventa il perno attorno al quale gira gran parte del business, similmente accada nel mondo dell’informazione, dove il lettore viene sempre più distratto e attirato da link e nuovi contenitori (o flussi) di notizie.
Da parte mia, considerata la rapidità con cui viaggiano le notizie e quindi l’indubbio vantaggio del formato digitale sotto questo aspetto, riterrei auspicabile un modello a doppio passo anche in questo caso, con il supporto digitale inserito nel flusso dei bit a fornire la notizia quando accade e il cartaceo a diventare uno spazio di approfondimento e di analisi.

Per quanto riguarda il self publishing, si tratta di un fenomeno anch’esso in diretta relazione con la diffusione degli ereader (se non si ha un bacino potenziale piuttosto alto di lettori, non vale la pena autopubblicarsi in digitale) e se negli Stati Uniti è già una realtà su cui si discute moltissimo, sinceramente non lo vedo come un qualcosa che, almeno nel 2012, prenderà troppo piede in Italia. Certo  è destinato ad essere una delle formule editoriali del futuro anche da noi, ma ne prevedo il fiorire un po’ più tardi, forse nel biennio 2013-2014, Maya permettendo.
Stesso discorso (del resto credo consequenziale) per la trasformazione/evoluzione degli editori in fornitori di servizi editoriali, che troveranno il terreno favorevole quando la massa critica degli aspiranti autori si sposterà dalle attuali case editrici a pagamento al web.

Quindi per quest’anno direi attenzione soprattutto al circolo virtuoso diffusione ereader-maggiore interesse per l’ebook-attenzione verso gli eventi sull’editoria digitale e proliferazione dei tablet-lettura digitale dei periodici-digitalizzazione del testo didattico.
Che comunque non mi sembra poco.

7 pensieri su “Le tendenze editoriali del 2012: riflessioni sul sondaggio

  1. Non sono sicuro che il 2012 sarà, di nuovo, l’anno degli ebook. Le previsioni che sentivamo nel 2010 riguardo il 2011 si sono rivelate infondate, la quota di mercato degli ebook (naturalmente parliamo solo di Italia, credo che sia la premessa di qualsiasi nostro discorso) è rimasta ben al di sotto le fin troppo ottimistiche previsioni.

    Quel che è successo nel 2011 ha però del peculiare ed è stato importante a prescindere dalle dimensioni del fatturato: l’editoria italiana, abituata a schemi commerciali e produttivi rimasti invariati dai tempi della rivoluzione DTP, è stata travolta da una spinta innovativa che ha portato editori, scrittori e professionisti dell’indotto a ripensare il proprio ruolo, i propri obiettivi e le proprie strategie. Non è un progresso da poco, se posso permettermi. Allo stato attuale, tutti gli editori di una certa dimensione hanno una strategia e un’opinione (anche se a volte non eccellente) del digitale e, chi più chi meno, hanno tutti messo in gioco una parte della propria produzione. Che i risultati siano ancora insoddisfacenti è un’obiezione plausibile, ma i dati ci dicono che le case editrici italiane stanno finanziando un proprio reparto di Ricerca & Sviluppo, agendo in vista di un futuro che, si sa, arriverà; essere il cambiamento e non subirlo di nuovo.

    La diffusione degli eReader è una conseguenza di tutto questo: i paradigmi del progresso ci dicono che da quindici anni i consumatori mutano anche piuttosto velocemente le proprie abitudini, se il “nuovo” si dimostra veloce, facile, accessibile. Il meccanismo della concorrenza porterà, come già sta facendo, a un abbassamento del prezzo medio della tecnologia, e il resto lo faranno i contenuti, che si spera vengano sviluppati sempre meglio e sempre più velocemente (la qualità degli ebook prodotti in Italia è percepibilmente migliore adesso rispetto ai primi esperimenti del 2009).

    Il moltiplicarsi di eventi dedicati sarà una ulteriore conseguenza della necessità, per gli editori, di lavorare sulle competenze dei propri dipendenti ed aggiornarsi sulle novità che offre il mercato. Tutte cose normalissime in altri settori industriali; è un bene che cominci a essere la norma anche in editoria.

  2. Francesca ha detto:

    Ciao Marco,
    bello questo tuo blog! Mio figlio Nicola ha ricevuto un Kindle per Natale, e ne è molto contento. Non vedo l’ora che esca un tuo post sull’uso di questi strumenti nella scuola.
    Qui in Italia si viaggia con una cartella intorno ai 20 kg e sarebbe una cosa geniale poter utilizzare gli strumenti digitali in classe.
    (Tra parentesi, il tuo “About Marco” mi ha molto divertito!)
    Un abbraccio, a risentirci
    Francesca Levy

    • marco ha detto:

      Francesca, che piacere trovarti qui! Se ti interessa l’argomento della didattica, vai ad un mio post di un paio di mesi fa, un’intervista a una professoressa esperta delle nuove tecnologie applicate alla didattica, Dianora Bardi. E’ un’intervista audio, se hai un po’ di tempo e voglia te la puoi ascoltare a brani, come in effetti l’ho strutturata. La trovi a questo link: http://wp.me/p11m4s-kG
      Torna presto a visitare il blog, mi fa molto piacere!

  3. Grazie, tutto molto interessante.

    Un piccolo commento sul self-publishing.
    Anche io credo che non prenderà piede nel 2012. Un sano self-publishing ha bisogno di un mercato eBook solido e ben sviluppato. Cosa che probabilmente cominceremo a vedere in Italia quest’anno.
    Poi bisognerà combattere l’italica deformazione del self-publishing: vedremo, secondo me, molti figuri che, nascondendosi dietro al self-publishing, ci propineranno un’evoluzione ancora più maligna dell’editoria a pagamento.

    • Ciao Arturo, come sempre ci troviamo in disaccordo.
      Il mercato selfpublishing non è in alcun modo legato all’andamento del mercato ebook per vari motivi. E’ un mercato già abbastanza solido e sviluppato e ha le sue radici nel “cartaceo” ed esiste già da molti anni. Gli ebook però posso dare sicuramente una notevole spinta alla diffusione del mercato, sia per l’accessibilità del servizio e l’abbattimento dei costi che esso comporta, sia per il fatto che con l’ebook scompare l’atavico problema della distribuzione.
      In ogni caso non userei dei giudizi di merito riguardo “‘all’italica deformazione del selfpublishing”, spostando su di questo settore i difetti e le oscurità di alcuni editori tradizionali. L’offerta italiana del selfpubishing è ben strutturata e trasparente oltre che di qualità.
      Concordo con te sulle “malignità” degli editoria a pagamento, ma credo convenga sempre distinguere i giudizi e non confondere i due ambiti editoriali.

      @futurodeilibri

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