Se ne sono sentite e lette tante e tante ancora se ne leggono e sentono sul presunto parallelismo tra industria editoriale e industria discografica di fronte all’avvento del digitale. Tra predizioni e avvertimenti, moniti e allarmi, in generale la conclusione cui si giunge è univoca: i modi di fruire la musica sono diversi da quelli relativi a un testo scritto, ma il destino del libro cartaceo sarà simile a quello del cd, se gli editori non fanno tesoro della lezione impartita ai discografici dall’mp3 .
In generale ero d’accordo anch’io, fino a ieri sera. Cos’è successo ieri sera? Niente di particolare, ma qualcosa di significativo: ero nella metro e leggevo dal mio Kindle quando salgono due ragazzotti sui 16 anni (quelli che dovrebbero essere, a detta di molti, i “nativi digitali”). Guardano prima l’eReader poi me. Poi si guardano tra loro e si mettono a ridere, facendo commenti sottovoce. Era evidente che trovavano quel coso molto bizzarro e per niente allettante. Era per loro un oggetto del tutto estraneo, se non ridicolo. Probabilmente come la lettura stessa.
Ricordo però che l’iPod fu accolto con ben altro entusiasmo e curiosità ai suoi tempi, quando anzi ero io che osservavo con sguardo perplesso questi ragazzini che portavano al collo strani oggetti da cui era possibile ascoltare musica (ma in che modo, mi chiedevo io che, oltre alla radio, concepivo come unica possibile fonte sonora il cd).
Il fatto è che la musica è il pane quotidiano di questi ragazzi, il loro habitat naturale. La lettura è tutt’altra cosa. E’ fatica, concentrazione. Purtroppo, per molti di loro è anche noia. Che sia dispensata su un supporto cartaceo o digitale, a loro non importa molto. Insomma, non si può paragonare il modo di ascoltare un brano musicale alla stessa stregua in cui si legge un racconto, per quanto breve esso sia.
Per questo penso e credo che la resistanza all’ebook sarà molto maggiore di quanto immaginino anche i più strenui simpatizzanti del libro digitale (tra cui non fatico ad annoverare me stesso). Quando leggo articoli come questo, pieni di entusiasmo e previsioni di rapido cambiamento negli usi e nei consumi della lettura, portando a supporto di questa tesi alcuni dati relativi al mercato dei cd musicali, penso che si facciano un po’ i conti senza l’oste che poi è il cliente, o utente o, più semplicemente, il lettore (cosa che invece prende in considerazione un altro articolo, molto interessante)
In definitiva, se qualche tempo fa avevo individuato dei fattori che avrebbero rallentato – se non ostacolato – la diffusione del libro digitale, anch’io non avevo tenuto conto di queste semplici constatazioni. Concludendo:
1- Quella dei lettori è una tribù piuttosto ristretta numericamente, ben caratterizzata sotto alcuni punti di vista, piuttosto impermeabile alle mode e alle tendenze e in certo modo tradizionalista, soprattutto quando si parla del suo oggetto preferito, cioè il libro. La musica invece la ascoltano tutti, poi variano i gusti, ma la fruizione è molto più diffusa e ampia.
2 – L’ebook, al contrario di quanto succede per l’mp3, si inserisce proprio in questo microcosmo difficile da scalfire, restìo a farsi convincere e molto legato all’oggetto-libro in sé, con cui si ha un rapporto a volte quasi feticistico. Il lbro è un totem, non solo per quello che contiene ma proprio per quello che è oggettualmente. Ciò che Philip Smith, esperto di libri antichi, chiama in un suo intervento “The whatness of bookness”, espressione ben poco traducibile e che Gino Roncaglia nel suo ultimo libro prova a rendere come “La cosità della libritudine”.
Insomma, con la musica si entra in una stanza già aperta abitata da persone dispostissime a mettere da parte il Walkman e, lasciando le cuffiette alle orecchie, sostituirlo con un oggettino ben più leggero, pratico e soprattutto dispensatore di musica gratuita (e, cosa importante, frammentabile in tracce singole da scaricare gratuitamente o acquistare per pochissimo). Con l’ebook devi bussare alla porta di un circolo di persone che amano profondamente ciò che hanno tra le mani e non sono disposte facilmente a metterlo da parte, fosse pure per usarlo assieme al nuovo oggetto.
Se poi ci aggiungiamo, come anche riporta il secondo articolo linkato, i prezzi ancora alti, le protezioni, il costo dell’eReader e, diciamolo, le funzioni ancora imperfette dell’ebook (tornare indietro di 10 pagine non è certo agevole come girarle con la mano tutte in una volta, così come andare da un paragrafo all’altro per rivedere un passo – e questo solo per fare un paio di esempi), penso sia facile arguire che il cartaceo avrà ancora un vita lunga. Se non eterna. Cosa che del resto mi auguro, perché ho sempre sostenuto che non c’è dicotomia tra cartaceo e digitale. Solo che per ora i vantaggi di quest’ultimo sono molto esigui e poco convincenti.
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quest’estate ho letto, con grande piacere, un classico di sofocle, cioè il filottete
l’ho letto su un libro edito da sansoni (un’ottima traduzione) edito nel 1970
allora io domando: fra 41 anni uno di quei files sarà leggibile? abbiamo già gli scantinati pieni di dischetti obsoleti, di musicassette, di aggeggi dei quali non è più in commercio il lettore adatto
i libri, quelli veri, non i files chiamati furbescamente e-book, invece non diventano mai obsoleti
è una fregatura, vogliono legarci mani e piedi ad una tecnologia, per cui se vorrai leggere, dovrai aver comprato l’ultimo aggeggio
è strategia per ingannarci, secondo me
Bellissimo il Filottete, una tragedia poco considerata di Sofocle ma secondo me una delle pi belle, perch particolare.
Grazie del tuo intervento, Diego, raccoglier queste tue osservazini e perplessit e le esporr insieme ad altre che spero mi arriveranno a “Librinnovando”, dove mi hanno invitato per intervenire sul tema ebook.
Ti far sapere cosa ne scaturir, ma spero potrai esserci anche tu tra il pubblico.
Ciao Marco, mi delurko e ti faccio i complimenti!
Tutto sommato, credo che il percorso “concettuale” dell’ebook sia a ostacoli: ci sono enormi pressioni affinché si mantenga all’interno di una nicchia il più a lungo possibile. Specie la versione “vera” cioè l’e-paper.
L’industria editoriale mainstream lo vede come il fumo negli occhi: di sicuro rappresenta una ridefinizione (almeno) della sua soggettività e un ridimensionamento della sua funzione (non ultima quella di filtro). Quindi figuriamoci.
L’utente “forte” lo percepisce ancora come un oggetto freddo e poco malleabile perché assolutamente alieno rispetto alle sue abitudini consolidate (a mio avviso potrebbe essere utile abbozzare una specie di “etnografia del lettore forte” .-)). Ma soprattutto perché, bene o male, non sa di non sapere.
In realtà ci sono passi intelligenti che potrebbero essere percorsi: in particolare mi riferisco ai testi scolastici e di studio in generale che sfonderebbero istantaneamente innumerevoli porte. Basterebbe volerlo per davvero.
E non ultima la politica dei prezzi gioca un ruolo a dir poco dirimente: nessuno potrà togliermi dalla testa che in Italia si lege poco o nulla perché i libri cartacei costano molto cari.
Ma, tutto sommato, credo che la strada sia abbastanza segnata e io mi sento sinceramente ottimista: credo che ne vedremo delle belle. 🙂 Ciao
Sir Robin, hai ragione da vendere, e per quanto riguarda la scolastica, visto che in qualche modo ci lavoro (sono redattore in una casa editrice che fa testi didattici), conto di dedicare presto un post sull’argomento, ma già ti anticipo che entrare nel mondo della scuola significa passare attraverso filtri e resistenze che vanno dagli ingranaggi del ministero alle scrivanie dei presidi fino alla solidissima diffidenza di molti insegnanti. Quindi la vedo molto dura, ma anch’io sono ottimista e, come te, penso che ne vedremo delle belle.
…ehm..da incompetente dico che i processi di trasformazione sono lenti (oggi meno che ieri) ma inevitabili…dai papiri, attraverso la pergamena, ai libri stampati il percorso è stato lungo ma inevitabile.
Ciò non toglie che a Mosca sia conservato il Papiro “Leningrado 1515” (Il Naufrago), unico esemplare scoperto al mondo, del genere letterario (o mitologico..il dibattito è ancora aperto) dell’antico Egitto (Medio Regno in realtà).
L’uomo crea, innova, cambia, ma sostanzialmente è un conservatore.
Quindi è inevitabile che, prima o poi, si leggerà su altri supporti, “diversamente sfogliabili” e con un “leggero magazzino” trasportabile….ma magari anche solo una copia, in carta ed ossa, di un libro sarà per fortuna ancora consultabile in qualche biblioteca o museo… 🙂
un caro saluto.
Stefi
la mia opinione (di ventenne ma addetta ai lavori)? In un certo senso vedi giusto, ma il problema non è di “elitarietà” del bacino d’utenza, bensì generazionale… gli attuali teenagers di base non leggono e non leggeranno e, se mai dovessero cambiare idea, sicuramente gli verrebbe più naturale usare un eReader, con tutte le apps e i social network e i giochini vari sopra, meno ingombrante e che offra l’inquietante possibilità di scaricarsi libri piratati GRATIS…
Si ma l’articolo che citi non nasce certo nell’italico paese. Dimentichi che qui da noi solo l’11% della popolazione è un lettore forte. Per di più il Kinlde appare come una tecnologia anni 90 (plastica grigetta, tastini, schermo monocromatico)… è poco accattivante rispetto a quello che era l’iPod alla sua nascita. Insomma, se i ragazzini ti avessero visto leggere da un iPad sarebbero rimasti a bocca aperta, per quanto l’iPad non sia un ebook reader puro.
Quanto alla mia esperienza… per lo più mutuata dai miei giri in autobus, se ho il Kindle con me noto che la gente appare quasi infastidita. Se invece leggo dallo smartphone tutto touch son tutti lì che mi osservano incuriositi.
Hai ragione da vendere, Gloutchov, ma io l’iPad, come te, non lo vedo come un lettore “puro” (perché non lo è), o meglio è un “giocattolone” che sicuramente attira l’interesse e desta l’entusiasmo dei giovani e non, ma una volta che lo avranno tra le mani, pensi che ci leggeranno un libro?
Io no. Ci faranno tutt’altro, magari ci leggeranno riviste realizzate ad hoc per loro, ma di libri nemmeno uno.
Lo stesso vale, sempre secondo me, per il lettore forte, che magari sarà affascinato da “cosa può fare la tecnologia” ma non si metterà mai a leggere (probabilmente a ragione) un libro di Umberto Eco su uno schermo LCD.
Io parlo di Kinde come potrei parlare di Sony o Nook, comunque un lettore con schermo e-Ink, perché penso sia l’unica tecnologia finora in grado di sgretolare un po’ di quella diffidenza (anche giustificata) di molti che vedono la lettura su monitor come più stancante e comunque peggiore di quella su carta.
Poi, ovviamente, chi vivrà vedrà, ma resto del parere che la strada per il libro digitale qui in Italia sarà durissima.